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QBerg indaga la visibilità dei vini senza alcol

Negli ultimi anni, il mercato dei vini senza alcol ha registrato una crescita significativa, riflettendo un cambiamento nelle preferenze dei consumatori che ha portato i produttori a investire nella diversificazione dell'offerta, con opzioni che spaziano dai vini frizzanti agli spumanti, dai bianchi ai rossi. Questo segmento sta guadagnando sempre più spazio grazie alla crescente attenzione verso uno stile di vita salutare, alla domanda di alternative più inclusive per chi preferisce limitare o evitare l'alcool per ragioni religiose o trend globali verso il consumo responsabile. QBerg ha indagato quale e quanta visibilità abbia questa nuova nicchia di mercato sui volantini della Gd (iper, super e superette o iss); sugli scaffali virtuali dei siti di e-commerce della Gd, sui principali siti di wine specialist italiani.

QBerg indaga la visibilità dei vini senza alcol

Le pmi europee (wholesale e retail) investono in marketing e ai

Le piccole imprese europee del settore wholesale e retail sono sempre più focalizzate su marketing e intelligenza artificiale. È quanto emerge dall’ultima analisi di Qonto, condotta su un campione di 10mila imprese clienti presenti in Italia, Francia, Germania e Spagna e con un numero di dipendenti tra i 10 e 49. Nello specifico, nel 2024 le aziende che vendono all’ingrosso e al dettaglio hanno dedicato il 20% delle loro spese con carta al marketing, dalla pubblicità su TikTok agli spazi pubblicitari tradizionali, con una media di 1.194 euro al mese, superiore agli altri settori che hanno investito mediamente 787 euro. Oltre il 7% delle loro transazioni sono state invece destinate a pagare almeno un assistente di intelligenza artificiale, con un aumento del 26% rispetto all'inizio dell’anno, scegliendo servizi di generazione di testi e immagini. Circa 41,75 euro al mese vengono destinati all’acquisto presso librerie.

Le pmi europee (wholesale e retail) investono in marketing e ai

La colomba sulle tavole di 8 italiani su 10 a Pasqua

In vista della Pasqua, il progetto “Buone Fette” di Unione Italiana Food torna a valorizzare l’eccellenza dei lievitati da ricorrenza, celebrando la colomba, dolce da forno tradizionale amato in tutta Italia. A consumarla sono quasi 8 italiani su 10, in particolare le famiglie con bambini e adolescenti (76%). Nella scelta di una colomba, inoltre, quasi la metà dei consumatori (49,9%) opta per quelle dell’industria di marca, con una particolare predilezione da parte della Generazione Z. Tra le ragioni che portano i consumatori a prediligere il lievitato da ricorrenza di marca emerge sicuramente la facile reperibilità dei prodotti presso la Gdo (80,5%) e la fiducia riposta dagli acquirenti nei confronti delle marche (33%) che sanno combinare qualità al giusto prezzo (46.5%) (fonte: AstraRicerche per Unione Italiana Food – novembre 2023). I dati raccolti da Unione Italiana Food relativi alla Pasqua 2024 mostrano risultati in linea con il 2023: lo scorso anno la produzione complessiva della colomba è stata di 24.227 tonnellate pari a 96,7 milioni di euro, con un consumo di circa 31 milioni di pezzi (fonte: Unione italiana Food, stime produzione 2024). Numeri che mostrano come questo dolce da forno continui a essere amato.

La colomba sulle tavole di 8 italiani su 10 a Pasqua

Franchising, il valore della produzione è pari a 94 miliardi di euro

Ogni euro investito dal comparto del franchising genera 2,8 euro per l’intera economia nazionale, con un impatto complessivo sul valore della produzione stimato complessivamente in circa 94 miliardi di euro. Lo evidenzia lo studio che Nomisma ha realizzato per conto di Assofranchising, il marchio di rappresentanza del franchising italiano aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. Lo studio ha preso in esame, per il secondo anno consecutivo, le componenti dell’impatto socio-economico riconducibili alla presenza e all’attività del franchising del nostro Paese e ha posto l’accento anche sul tema occupazionale.

Franchising, il valore della produzione è pari a 94 miliardi di euro

Cresce l’export dei formaggi italiani in Giappone

Cresce l’export dei formaggi italiani in Giappone: nel 2024 le produzioni casearie italiane mettono a segno un +14% a volume e un +11% a valore, a fronte di 12.700 tonnellate esportate nel 2024, di cui il 40% è Dop, per un valore di 106,9 milioni di euro. Complessivamente l’export dei formaggi Dop e Igp nel Paese del Sol Levante totalizza 53,4 milioni di euro. A fare da traino sono Grana Padano Dop e Parmigiano Reggiano Dop che insieme registrano un +12% a volume (quasi 2.000 tonnellate esportate per oltre 22 milioni di euro), e i grattugiati con un +87% (1.400 tonnellate esportate), ma sono positive anche le performance di Mozzarella di Bufala Campana Dop e Gorgonzola Dop, rispettivamente con 800 e 510 tonnellate.

Cresce l’export dei formaggi italiani in Giappone

Avena sempre più presente nel carrello degli italiani

La presenza nel carrello di avena e di cereali a base di avena si conferma per gli italiani un trend di lungo periodo, con una crescita costante dovuta all’aumento del parco acquirenti che negli ultimi tre anni ha guadagnato circa 600.000 famiglie. Questa tendenza deriva da una maggiore attenzione degli italiani verso la propria salute e benessere, che ha un impatto rilevante sulla loro alimentazione e su una maggiore domanda di cibi nutrienti e sani (con scelte anche non “tradizionali”). Il 72% degli italiani, infatti, considera prodotti con probiotici o alimenti che aiutano a proteggere l’organismo come ottimali per la conduzione di uno stile di vita salutare (fonte: Report YouGov, “Who cares? Who does? Health”, 2025).

Avena sempre più presente nel carrello degli italiani
       
       

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