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Esselunga e sindacati: braccio di ferro su flessibilità e integrativo  

Esselunga e sindacati: braccio di ferro su flessibilità e integrativo  

Esselunga e sindacati: braccio di ferro su flessibilità e integrativo  

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Emanuele Scarci

Più flessibilità del lavoro nel pdv e rinnovo del contratto integrativo. Sono i due principali temi sul tappeto per Esselunga e sindacati che sono nell'agenda del meeting fissato per il 21 ottobre a Bologna.

Dal prossimo 1° novembre il retailer vorrebbe avviare la sperimentazione della polivalenza del lavoro in 16 pdv (su 192 complessivi), in altre parole gli addetti potranno, secondo le necessità organizzative, alternarsi tra rifornimento e cassa e viceversa, tra rifornitori di gastronomia, pescheria e panetteria. Senza escludere che, per esempio, chi lavora in cassa possa essere assegnato ai reparti freschi, dopo formazione e addestramento. La durata della sperimentazione sarebbe di 6 mesi, preceduta da un piano di formazione del personale di circa di un mese.

Secondo i sindacati, Esselunga ha ventilato la possibilità di prevedere i turni per la settimana successiva in caso di spostamento di reparto. Inoltre potrebbe anticipare dalle 22 alle 21 la chiusura al pubblico dei negozi interessati dalla sperimentazione. Il progetto di polivalenza sarebbe legato alla “sostenibilità” dei punti vendita.

Integrativo e part-time

Sul progetto dell’azienda, le segreterie di Filcams, Fisascat, Uiltucs hanno espresso un giudizio critico, paventando un rischio di aumento dei carichi di lavoro, tenendo conto che gli organici e le ore lavorate per negozio si sono ridotti, anche per effetto del fenomeno delle dimissioni (8,7% il dato aziendale con punta del 16,2% in Veneto). Inoltre si teme che si avvii un depauperamento delle specializzazioni, con ricadute sui livelli di inquadramento e sulle indennità previste, rispettivamente, dal contratto nazionale e del contratto integrativo aziendale.

I sindacati hanno invece rilanciato il percorso di rinnovo del contratto integrativo, negoziato l’ultima volta nel 2004. L’azienda, sempre secondo fonti sindacali, si è dichiarata disponibile a discuterne appena definita la piattaforma. Come si sarebbe mostrata disponibile a trattare la revisione della gestione dei part-time verticali, anche alla luce della sentenza della Cassazione dello scorso aprile. Questa ha ribadito (sentenza 11333 del 29 aprile scorso) l'obbligo per il datore di lavoro di indicare nel contratto di lavoro gli orari dei turni per garantire al lavoratore la possibilità di organizzare il tempo residuo.

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