Figli al comando nelle spese, e questo non solo per le categorie che potrebbero interessare direttamente i più piccoli, come i giocattoli, ma anche nella scelta dei cibi, dove dettano legge.
Lo dice un’indagine di Eumetra, istituto di ricerca sociale e di mercato, che ha analizzato il fenomeno su 1.843 nuclei italiani, affiancata da un confronto con dati provenienti da Regno Unito e Germania. La ricerca ha preso in esame solo chi ha ragazzi e ragazze fino a 11 anni.
A seguire le quote di influenza indicate dai genitori del nostro Paese: giochi 76%, attività ricreative 72%, calzature 65%, abbigliamento 65%, alimentazione 49%, vacanze 39%, tecnologia 38%, igiene e cura 30% e arredamento 30 per cento.
«Il nostro studio fotografa un’Italia in cui le famiglie sono sempre più orizzontali e partecipative – commenta Matteo Lucchi, amministratore delegato di Eumetra – Il cosiddetto "pester power" non è più confinato al gioco o ai desideri momentanei. Riguarda categorie fondamentali e anche su scelte ‘da adulti’ i figli oggi fanno sentire la loro voce. A differenza di altri contesti europei, in Italia l’influenza dei bambini è emozionalmente radicata: conta il benessere, il tempo insieme, la cura dei dettagli che fanno sentire i giovanissimi parte del nucleo familiare. Altrove, come in Germania, prevale una logica più funzionale e quotidiana, che affida responsabilità concrete anche ai più piccoli».
In terra tedesca, invece, l’influenza dei figli si manifesta in modo particolarmente incisivo su alcune merceologie chiave, soprattutto quelle legate alla gestione pratica della quotidianità familiare.
I bambini hanno un peso significativo nelle decisioni relative all’alimentazione (63%, a fronte del 49% italiano), alla tecnologia (45% contro il 38% italiano), alle vacanze (49% rispetto al 39% in Italia).
Questo scenario suggerisce un modello familiare in cui i figli sono coinvolti precocemente in scelte concrete e strategiche, riflettendo una cultura che valorizza la loro autonomia e li responsabilizza già in età giovane.
L’approccio tedesco appare orientato a un coinvolgimento razionale, meno legato alla sfera emozionale e più fondato sull’idea di formare individui consapevoli e partecipi delle dinamiche domestiche.
Nel Regno Unito, invece, l’influenza si mantiene alta sempre nei giochi (75%) e nelle attività ricreative (68%), ma è leggermente più contenuta nelle altre categorie, suggerendo una partecipazione meno sistematica e più legato a occasioni specifiche o a momenti di svago.
Per le aziende e i brand che si rivolgono al target familiare, osserva Eumetra, “questa ricerca è un chiaro invito a rivedere le strategie di comunicazione. I figli non sono più semplici destinatari dei prodotti: sono interlocutori attivi, digitalmente informati, e spesso determinanti nel momento delle decisioni. In particolare, in Italia, coinvolgerli nei messaggi – attraverso momenti ludici, linguaggi visivi, influencer, canali social e storytelling emozionale – può rappresentare un vantaggio competitivo concreto, a patto di farlo con autenticità e rispetto del ruolo educativo dei genitori”.
Sullo sfondo, tuttavia, famiglie sempre più composte da due componenti soltanto: drammatiche in proposito le previsioni Istat al 2050.
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