Trend di food e non food divisi più che mai. A luglio, secondo i dati preliminari di Istat, le vendite al dettaglio registrano, su base annuale, una variazione positiva dell’1,8% a valore e sono stazionarie a volume.
Tuttavia disaggregando i dati, le vendite di alimentari aumentano a valore del 2,9% e subiscono un calo a volume dello 0,8%. Il non food, rispettivamente, +1% e +0,5%.
Sempre l’Istat a luglio ha registrato una crescita annuale dei prezzi grocery del 3,4%. Da qui la conclusione che la ripartenza dell’inflazione (seppure su livelli moderati) traina la crescita a valore del grocery.
Tira il cura persona
Per quanto riguarda i beni non alimentari, svetta il settore del cura persona (+3,7%) mentre il calo più consistente si osserva per elettrodomestici, radio, tv e registratori (-3,1%).
La distribuzione moderna performa meglio della media di mercato: +2,2% a valore nei primi 7 mesi dell’anno. Spacchettando i dati, il discount conferma il ruolo di motore della crescita, +3,8% a valore. Seguono ipermercati +2,8% e super +2,5%. Piccoli negozi in retromarcia, -0,7%. Al palo il commercio elettronico.
Il progressivo della Gdo di NielsenIQ rileva vendite nei primi 8 mesi del 2025 in crescita del 2,8% a valore e a parità di punti vendita.
Domanda fragile
Secondo Federdistribuzione, "i dati relativi di luglio confermano il protrarsi di una fase economica caratterizzata da una persistente debolezza dei consumi, in un contesto segnato da continue tensioni geopolitiche. I recenti saldi estivi hanno registrato risultati insoddisfacenti, una ulteriore evidenza della fragilità della domanda interna e della necessità di interventi mirati a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie".
Federdistruzione termina auspicando che la Legge di Bilancio metta al centro "la ripresa stabile dei consumi, condizione imprescindibile per sostenere la crescita economica del paese".
Disagio sociale
Nel suo rapporto sul Misery index (valutazione del disagio sociale), l’ufficio studi Confcommercio scrive che “il confronto con l’estate del 2024, ha determinato nel periodo estivo una tendenza al rialzo dei prezzi che potrebbe rientrare da ottobre. Si conferma pertanto l’attesa, nel breve periodo, di una stabilizzazione dell’area del disagio sociale sui valori attuali.
Qualche preoccupazione permane per i mesi finali del 2025, periodo nel quale si potrebbero registrare i primi effetti della cosiddetta guerra dei dazi. Effetti che rischiano di non essere controbilanciati dal recupero della domanda interna, vista la perdurante difficoltà delle famiglie di trasferire sui consumi i miglioramenti registrati sul versante del reddito, fenomeno che potrebbe portare a un ingresso non favorevole nel 2026 sia sul versante della crescita sia dell’occupazione”.
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