Carrefour Francia punisce l'industria senza Nutri-Score. Tre mesi per adeguarsi
Carrefour Francia punisce l'industria senza Nutri-Score. Tre mesi per adeguarsi
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Alexandre Bompard, presidente di Carrefour, ha scritto una lettera, pubblicata anche su Linkedin, agli oltre 550 fornitori francesi, per costringerli, di fatto, a adottare il Nutri-Score. E non si tratta di fornitori di private label, ma di libere industrie di marca.
«Prima di chiederci se tassare o meno i prodotti zuccherati, iniziamo dando ai nostri clienti tutte le informazioni su ciò che consumano – scrive Bompard nel proprio post -. Carrefour ha da tempo apposto il Nutri-Score sul proprio marchio. A partire da oggi (12 novembre per chi legge, ndr), chiediamo ai produttori di apporre sistematicamente il Nutri-Score sui loro prodotti venduti su www.carrefour.fr.
«In caso contrario, calcoleremo il Nutri-Score per loro e lo pubblicheremo sul nostro sito web, a meno che non si oppongano formalmente, cosa che verrà notificata ai nostri clienti».
Nella lettera vera e propria Bompard ribadisce che la decisione, presa nell’interesse del consumatore, il quale deve sapere ciò che mangia, rientra nella trasparenza già prevista dal 2018, nella prima versione di ‘Act for food’, giunto quest'anno alla seconda stesura.
Una misura abbastanza draconiana, anche se limitata all'online, alla quale si potrebbe obiettare che il Nutri-Score è un sistema volontario, ma anche che ogni retailer ha diritto di chiedere alle controparti prodotti conformi alla propria filosofia, sia etica, sia di business, tanto più che il gruppo applica già il Nutri-Score a più di 5 mila prodotti Mdd.
E presto il piano semiforzato, che in Francia prevede 3 mesi per adeguarsi, dovrebbe riguardare anche la filiale belga.
Il fatto però è che molti altri aderenti all’etichetta francese, che ha fatto proseliti in altre nazioni, ne stanno uscendo. Ha aperto le danze il colosso elvetico Migros, ritenendo il Nutri-Score troppo costoso e tutto sommato inutile, e riservandosi di adottare propri sistemi di garanzia.
Il Portogallo, ultima e ottava Nazione ad adottarlo, nella primavera di quest’anno, ne è uscito, specie per via di un cambio di Governo, in circa due mesi, ovvero in giugno, mentre Polonia e Spagna hanno più volte espresso dubbi e contrarietà.
Ma anche in Spagna una parte della Gdo, per esempio Lidl, è favorevole: il gruppo tedesco ha annunciato l’adozione, entro il 2026, dell’etichetta francese su tutti i suoi prodotti venduti nel Paese iberico.
Per l’industria ha reagito male la francesissima Danone, che, a causa di una modifica dell’algoritmo, ha visto declassati yogurt da bere e bevande vegetali, dalla facia top, la A verde, che vuol dire ottimo per la nutrizione, fino alla C (giallo) o alla D (arancione).
Leggi anche: Carrefour rilancia act for food
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