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Agroalimentare: Ismea fa il punto al Masaf. Gdo oltre il 40% di quota

Agroalimentare: Ismea fa il punto al Masaf. Gdo oltre il 40 per cento di quota

Agroalimentare: Ismea fa il punto al Masaf. Gdo oltre il 40% di quota

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Luca Salomone

L’agroalimentare resta trainante per l’Italia. A confermarlo è il Rapporto 2025 presentato al Masaf da Ismea, che fa il punto sul 2024 e sui primi nove mesi di quest’anno.

La solidità dei fondamentali, sia del settore agricolo sia dell’industria di trasformazione, permette al comparto di attestarsi al 15% del Pil nazionale, considerando l’intera filiera, dal campo alla tavola.

I primati dell’Italia

I primati, in Europa, sono molti: il nostro Paese è sul podio per valore aggiunto agricolo (compresi silvicoltura e pesca), con 44,4 miliardi di euro, in forte crescita, sia in valore, sia in volume.

È terzo per valore aggiunto dell’industria alimentare, dietro Germania e Francia, con 38 miliardi di euro (+3,5% a prezzi correnti, +3,2% a prezzi costanti).

Il reddito agricolo aumenta in modo rapito, con un +9,2% nel 2024, che si aggiunge al +11,7% del 2023, contro una media UE che ha fatto segnare, rispettivamente, +0,7% nel 2024 e -6,2% nel 2023.

C’è poi il capitolo dei prodotti a denominazione di origine, dove il Paese vanta circa 900 registrazioni, fra Dop e Igp.

Anche l’occupazione agricola è in crescita: circa 1 milione di addetti nel 2024 con +0,7% sul 2023 e +2,9% nel decennio a fronte del -17% di media continentale.

Gli investimenti privati nel settore primario hanno toccato un massimo lo scorso anno con 10,6 miliardi di euro. Altri 15, in un triennio, sono arrivati dagli stanziamenti governativi.

La produttività agricola è più alta della media UE, con 46.300 euro di valore aggiunto per addetto.

Export ancora in rialzo nel 2025

A questi traguardi si affiancano le performance dell’export agroalimentare con un valore prossimo ai 70 miliardi di euro nel 2024 e un saldo della bilancia commerciale, passato da un deficit di 6 miliardi di euro del 2015 a un surplus di 2,8 miliardi di euro.

Il trend positivo è proseguito anche nel 2025, con flussi in uscita in incremento del 5,7% nei primi nove mesi.

Particolarmente rilevante la dinamica negli Stati Uniti, dove, nel 2024, le vendite di prodotti italiani hanno raggiunto 7,8 miliardi di euro, con un balzo del 17,1% sul 2023.

ISMEA AGROALIMENTARE MASAF GDO 2

Il trend positivo dell'agroalimentare è proseguito anche nel 2025, con un incremento del 5,7% nei primi nove mesi.

Il ruolo della distribuzione moderna

Da notare anche, sul versante dei consumi interni, le dinamiche dei canali.

Il supermercato è rimasto predominante, catturando, nel 2024, il 40,2% della spesa complessiva e aumentando il fatturato del 3,8% sul 2023, con il discount che ha confermato il proprio ruolo traente (+2,3%), con una crescita stabile e costante nel periodo post pandemia.

Sono leggermente salite anche le vendite degli ipermercati, dello 0,5% (22,5% la quota), con una leggera contrazione in termini di volumi per gran parte dei principali beni.

Gli acquisti presso il piccolo libero servizio, dopo una fase di espansione, nel 2024 sono diminuiti (-1,6%), mentre quelli dei negozi tradizionali sono aumentati (+1,5%).

Dazi: ancora tutti da valutare

Accanto ai molti risultati positivi, il rapporto evidenzia elementi di complessità, esogeni al settore e legati a uno scenario geopolitico globale segnato da incertezze e conflitti, in una fase di transizione delle relazioni economiche internazionali e di ritorno al protezionismo commerciale.

I nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti nel 2025 rappresentano una questione particolarmente delicata.

La valutazione dei loro effetti non può prescindere dalla specificità dei singoli comparti, dal grado di sostituibilità dei prodotti italiani sul mercato nordamericano e dalle dinamiche del tasso di cambio, che influisce sulle transazioni in misura analoga alle tariffe.

Più in generale, sulla base dell’accordo Usa/UE del luglio 2025 il settore agroalimentare – gravato da un dazio addizionale medio ponderato del 12,9% – risulta meno colpito rispetto a quello di altri Paesi, ma relativamente più penalizzato rispetto a comparti industriali sensibili, per i quali l’UE ha spuntato trattamenti più favorevoli (beni industriali, aeronautica, semiconduttori…).

“La situazione – si legge in una nota - rimane comunque in evoluzione, essendo tuttora fortemente influenzata dalle aspettative degli operatori. Una valutazione più accurata dell’impatto dei dazi potrà essere formulata solo a partire dalla metà del 2026”.

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