Una vendemmia che dovrebbe raggiungere i 47,4 milioni di ettolitri, con uve in salute che promettono un'annata molto buona, o ottima in quasi tutte le aree e con punte di eccellenza.
È quanto rilevato dall'indagine vendemmiale 2025, realizzata attraverso un processo di armonizzazione delle metodologie adottate da Assoenologi, Unione italiana vini (Uiv) e Ismea, al quale si aggiunge il contributo dell'Ufficio competente del Masaf e delle Regioni.
Stando alle stime, la produzione dovrebbe registrare un incremento dell'8% rispetto allo scorso, riportando i volumi in linea con gli ultimi periodi, dopo due campagne particolarmente scarse (+2% sulla media 2024-2025).
Un raccolto che conferma il primato produttivo dell'Italia, seguita nella classifica globale dai competitor europei, ovvero Francia (37,4 milioni di ettolitri) e Spagna (36,8 milioni di ettolitri).
Il tutto, però, con una grossa incognita, come spiega il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, che tuttavia non pronuncia la fatidica parola “dazi”: «Brindiamo a un'annata qualitativamente eccellente, ma non per le quantità. Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera, con una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri a cui si aggiungeranno verosimilmente circa 37 milioni di ettolitri di vino in cantina. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà che non riguardano solo l'Italia, ma tutti i Paesi produttori. La qualità del nostro vino è indiscussa, ma anche il buono, se è troppo, fa perdere valore al comparto. In questo momento storico proponiamo di rivedere gli schemi produttivi, a partire dall'impianto legislativo del Testo Unico, con l'obiettivo di attivare un sistema "a fisarmonica" del nostro potenziale, che sia in grado di aprirsi o comprimersi a seconda delle dinamiche di mercato. Proprio sul trade si gioca la partita decisiva, che auspichiamo possa passare da una campagna di promozione straordinaria, a regia pubblico-privata, negli Usa e sui mercati più promettenti».
Di dazi parla in modo esplicito il presidente di Agenzia Ice, Matteo Zoppas: «Il vino italiano sta affrontando una fase complessa che vede una vendemmia positiva, ma con un mercato saturo e dazi Usa penalizzanti, seppure alla tariffa base del 15%.
«Nonostante un calo del 4% nei volumi di export nei primi cinque mesi del 2025 il valore si mantiene stabile a 3,2 miliardi di euro sullo stesso periodo dello scorso anno. Il mercato americano si conferma strategico e, anche se nel periodo gennaio-maggio di quest'anno appare una crescita del 5,79%, non bisogna pensare che questo trend possa durare, figlio di logiche di stoccaggio che stanno vedendo ora un sell out sul mercato che non dà per nulla conforto.
«In questo contesto, Ice Agenzia – continua Zoppas - rafforza il suo ruolo a supporto del Made in Italy sostenendo le imprese italiane con strategie diversificate. Tra queste l'organizzazione di Vinitaly Usa Chicago e Simply Italia a Miami e Dallas; la promozione di alleanze con partner statunitensi (importatori, distributori, ristoratori) per iniziative congiunte di sensibilizzazione contro i dazi; l'apertura di nuove traiettorie di internazionalizzazione accelerando la diversificazione verso nuovi mercati».
Nel primo semestre 2025 Ice ha già realizzato 20 iniziative promozionali dedicate al vino, che hanno coinvolto oltre 240 aziende del settore e 440 operatori, e altre 35 sono in valutazione.
L'incremento produttivo atteso per questa vendemmia si distribuisce in modo tutt'altro che omogeneo lungo la Penisola. A spingere la crescita è sicuramente il Sud, dove il raccolto registra un balzo a due cifre (+19%), trainata dalla performance della Puglia (+17%).
Aumenta, anche se con quantità più contenute, il Settentrione, che vede, nel Nord Ovest (+8%), la Lombardia in netta ripresa, con un +15% sullo scorso anno, ma ancora a -8% rispetto alla produzione media 2020-2024.
Infine, l’Europa. Dopo due annate dominate dalle preoccupazioni metereologiche, torna a timidamente a crescere la produzione di vino anche sul versante continentale (+2,1%).
A recuperare solo parzialmente le perdite dello scorso anno è la Francia, che si ristabilisce al secondo posto, dopo l'Italia, con 37,4 milioni di ettolitri.
Scende quindi di un gradino del podio la Spagna, che dovrebbe raccogliere 36,8 milioni di ettolitri. Seguono, a distanza, Germania e Portogallo, con, rispettivamente, 8,4 e 6,2 milioni di ettolitri.
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