Bruxelles stoppa la norma anti shrinkflation

Bruxelles stoppa la norma anti shrinkflation
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Perché la Commissione ha detto no alla legge italiana contro la sgrammatura? Perché ha ritenuto, con provvedimento del 12 marzo 2025, che i requisiti da noi richiesti in materia di etichettatura costituiscano un grave ostacolo al mercato interno europeo, compromettendo gravemente la libera circolazione delle merci.
Al via la procedura di infrazione
“La Commissione Ue – si legge - ritiene che le autorità italiane non abbiano fornito prove sufficienti in merito alla proporzionalità della misura, in quanto sono disponibili altre opzioni meno restrittive (per esempio l’esposizione delle stesse informazioni accanto ai prodotti in questione)».
Per questo è stata avviata una procedura d'infrazione, che concede al nostro legislatore due mesi per una revisione del testo, ovvero di una parte della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 (legge 16 dicembre 2024, n. 193).
La normativa italiana, come è formulata ora, comporta infatti che la prevenzione delle sgrammature venga attuata indicando, dal 1° aprile 2025, il calo ponderale (ma con identico packaging e identico prezzo) direttamente sulla confezione, il che costringerebbe le industrie a modificare gli imballaggi solo per il nostro mercato.
Ma non è tutto, visto che Bruxelles ha sollevato anche problemi di carattere tecnico: l'Italia ha fissato una data di applicazione troppo vicina alla notifica, senza attendere il parere della Commissione stessa.
E' non è tutto nemmeno per la sgrammatura: l'inganno arriva a un punto tale che un ipotetico prodotto da 200 grammi ne perde 50, ma viene presentato come articolo scontato del 10% quando invece è dimagrito del 25 per cento.
Dimenticando il Milleproroghe
Torniamo sul terreno squisitamente legislativo. L’ultimo Decreto Milleproroghe, varato il 27 dicembre 2024 e vigente dal 25 febbraio 2025, aveva già previsto uno spostamento di sei mesi del fatidico termine attuativo, cioè dal 1° aprile al 1° ottobre 2025 proprio per evitare l'infrazione tecnica, cosa che la Commissione ha ignorato.
A questo punto il nostro apparato dovrà accettare, molto probabilmente, lo schema adottato dalla Francia fin dal 1° luglio 2024, ossia l’apposizione a scaffale, nelle grandi e medie superfici, di etichette vicine ai prodotti che ne indichino eventuali cali di peso, ovviamente sempre a fronte di confezioni invariate e a prezzi costanti. Un escamotage sicuramente di buon senso, ma che scarica una serie di costi sulla Gdo.
La legge italiana, tuttavia, non sembra avere riscosso grandi successi nemmeno in Patria e, quel che sorprende, neppure da parte delle associazioni dei consumatori. Nel frattempo le federazioni dei retailer tacciono...
Associazioni consumatori: quelle strane opinioni
Per esempio Altroconsumo, il 21 febbraio scorso, constatando la positività del Milleproroghe, ha commentato che le intenzioni della legge italiana “sono di certo apprezzabili, ma di difficile realizzazione; servirebbero infatti controlli a tappeto nei negozi di tutta la Penisola. Sarebbe stato più efficace e semplice l’inserimento sul fronte della confezione del peso netto del prodotto ben evidenziato. Ci auguriamo che il lasso di tempo concesso dallo slittamento dell’entrata in vigore della nuova norma sia usato per predisporre controlli adeguati sul territorio e per migliorare le informazioni messe a disposizione dei consumatori”. Ma le cose non sono andate così, visto che la Commissione ha bruciato le tappe. E, poi, in ogni caso i controlli non si fanno mai a tappeto, ma sempre in modo campionario.
Piuttosto debole anche il parere del Codacons. Il 12 marzo il Comitato ha scritto che “le etichette contro la shrinkflation adottate dall’Italia sono tardive e ormai poco utili ai consumatori, in quanto numerosi prodotti sono stati già colpiti dal riporzionamento. Il Codacons – si legge ancora - è stata la prima associazione ad avere denunciato il fenomeno della sgrammatura, un fenomeno che coinvolge una quantità enorme di prodotti - dagli alimentari (gelati, patatine, biscotti, pasta ecc.) ai prodotti per la casa (detersivi e simili), passando per quelli per l’igiene personale (carta igienica, fazzolettini di carta, dentifrici, shampoo...) - e che determina una vera e propria inflazione occulta a danno dei consumatori i quali, a parità di spesa, si ritrovano meno quantità di beni nei carrelli. Tuttavia, le misure inserite nel Ddl concorrenza, seppure corrette nella forma e nelle intenzioni, appaiono poco utili. Obbligare solo adesso i produttori a indicare in etichetta le riduzioni delle quantità di prodotto, quando le confezioni sono state ormai già “tagliate” nel corso degli ultimi anni, danneggiando i consumatori, equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati”.
In altre parole: se non si è fatto nulla finora, perché procedere? Come se gli acquisti non si dovessero fare, a Dio piacendo, anche nei giorni, nei mesi e negli anni a venire.
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