I consumi nel settore della carne crescono sia a valore (+3%) che a volume (+1,7%). Ad essere preferiti sono i tagli classici, come il pollo a fette, e i segmenti produttivi che certificano il benessere animale.
Il mercato delle carni in Italia (Iper, Super, Liberi Servizi e Discount) ha raggiunto un fatturato di quasi 2,1 miliardi di euro nell'ultimo anno terminante il 25 maggio 2025, registrando un aumento del giro d'affari del 3%. La crescita a valore è accompagnata da un trend positivo anche a volume (+1,7%), per un totale di 214 milioni di chilogrammi venduti. In questo contesto, l'espansione dell'assortimento (29,5 SKU; +3,2%) ha giocato un ruolo cruciale e di supporto alla crescita.
La crescita della categoria è avvenuta trasversalmente in tutte le aree geografiche. Trainante è l’Area 1 - afferma
Elena Pezzotti di Nielsen IQ, che con la sales location a volume maggiore (34,1%) vede aumentare non solo le vendite a valore (+2,7%) ma anche quelle a volume (+1,1%). Seconda in classifica, con una sales location a volume del 26,1%, l’Area 2 registra una crescita a valore dell’1,9% e a volume dello 0,7%. Terza in graduatoria è l'Area 3 (21,8% di quota) con trend di segno positivo e leggermente sopra la media di mercato (+3,3% a valore e +2% a volume). Infine, l’Area 4, con una sales location a volume più contenuta del 18%, registra un incremento nettamente superiore alla media: +5,4% a valore e +4% a volume. In questo contesto, ancora una volta, la crescita del numero medio delle referenze si è dimostrato fondamentale nel sostenere le performance dell'area geografica (19,5 SKU; +5,5%).
Tra i canali, i discount si posizionano al primo posto per sales location a volume (46,9%), registrando un aumento del giro d’affari del 3,3% nonché dei volumi venduti (+2,2%). La medaglia d'argento spetta, invece, ai supermercati (28,7%), che si contraddistinguono per performance più che positive, indipendentemente dall'unità di misura (+4,2% a val. e +3,1% a vol.). Gli iper contribuiscono a generare il 18,6% delle vendite a volume, con un trend di crescita a valore (+1,8%) ma non a volume (-1,1%). In questo caso, nonostante la crescita assortimentale, il calo delle promozioni ha influito negativamente sulle performance del canale (int. promo vol. 29,1%; -2%). I liberi servizi, infine, con una sales location a volume del 5,7%, registrano una sostanziale stabilità riguardo a vendite sia a valore (+0,2%) che a volume (-0,1%).
La crescita rilevata a totale categoria avviene trasversalmente in quasi tutti i segmenti che la compongono. Il mercato delle carni per contributo a volume
- prosegue Elena Pezzotti - si compone dei seguenti segmenti: avicunicolo (66,9%), bovino (17,5%), suino (15%), equino (0,5%) e ovicaprino (0,2%). Il segmento avicunicolo, rappresentando i 2/3 del mercato, influisce preponderantemente sulle dinamiche del comparto e registra trend positivi sia a valore sia a volume, pari a +0,7%. Per quanto riguarda la proposizione principale, la IV lavorazione avicunicolo (quota volume 29,5%), registra tendenze negative (-0,9% a val. e -1% a vol.), contrariamente al pollo (quota volume 20%) che mostra performance positive e superiori alla media (+3,6% a val. e +4,1% a vol.). Ancora una volta, l'assortimento si rileva come una leva fondamentale per la crescita, supportato anche da spinte promozionali.
Il segmento bovino, secondo per contributo a volume, mostra trend positivi, superiori a quelli dell’avicunicolo, sia a valore (+8,9%) che a volume (+5,6%), sostenuto quasi esclusivamente dalla III lavorazione bovina (quota volume 17,1%; +8,7% a valore e +5,3% a volume). Il suino, con una quota a volume simile a quella del bovino (15%), vede un aumento delle vendite del 2,5% a valore e dell’1,5% a volume.