Il Consorzio di Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto compie trent’anni (1995-2025) e traccia un bilancio del percorso di valorizzazione delle due produzioni diventate simbolo della tradizione casearia valtellinese.
Dalla nascita del Consorzio e delle Dop, la produzione è più che quadruplicata, passando dalle prime 58.457 forme marchiate del 1996 (5.709 per il Bitto e 52.748 per il Valtellina Casera) alle 236.741 del 2024. Oggi Bitto e Valtellina Casera sono tra i prodotti più identitari della Valtellina e la seconda voce dell’agroalimentare Dop del territorio dopo la bresaola: impattano per 15,9 milioni di euro sull’agroalimentare della provincia di Sondrio (+98% rispetto a 10 anni fa), con un valore al consumo di 29,3 milioni di euro.
Si tratta quindi di due Dop solide, che hanno saputo tenere nel tempo alta la qualità e la tradizione della Valle, dando lavoro a 133 allevamenti,13 caseifici (di cui 6 acquirenti primari/cooperative) e 16 stagionatori per il Valtellina Casera e a 50 alpeggi produttori e 10 stagionatori per il Bitto.
"I passi in avanti compiuti in trent’anni dal Consorzio – commenta il presidente del Consorzio Marco Deghi – ci rendono orgogliosi. Oggi le nostre due Dop sono sempre più note e stanno raccogliendo importanti riconoscimenti dal mercato: il Bitto ha raddoppiato il proprio valore negli ultimi dieci anni, mentre il Valtellina Casera oggi viaggia su un prezzo medio di circa due euro al chilo in più rispetto al formaggio latteria (+33%). Segnali chiari di una crescita che premia qualità, tradizione e dedizione a un mestiere eroico, ma anche il lavoro di squadra realizzato in questi anni. Partendo da queste basi vogliamo guardare avanti”.
"In vista di Milano Cortina 2026, di cui il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina è partner, vogliamo costruire sinergie forti con gli altri prodotti a denominazione del territorio – prosegue Deghi –. Tra le sfide quella di ampliare l’offerta sulla grande distribuzione: nelle vaschette, dove salumi e formaggi si contendono lo spazio, dobbiamo farci trovare pronti, uniti e riconoscibili sotto il marchio Valtellina. Vogliamo crescere, e per farlo serve rafforzare e ampliare la produzione del Valtellina Casera, gettando le basi per un nuovo disciplinare che estenda l’areale al Pian di Spagna e Colico e risponda alle esigenze dei tempi moderni. Questo è il nostro impegno prioritario: garantire al Valtellina Casera regole moderne e coerenti con le esigenze attuali del mercato e dei consumatori. Infine, ci attende un’ulteriore sfida altrettanto stimolante: portare i nostri prodotti all’estero”.
Il Consorzio per la crescita punta in primis sull’export europeo, in crescita del 15% nel 2024: “Dalla Germania e dalla Francia arrivano segnali molto positivi, grazie a un’intensa attività di promozione già avviata quest’anno nelle principali fiere. Siamo solo all’inizio, ma ci sono tutti i presupposti per costruire gradualmente un mercato che rappresenta il futuro di questa Valle”, dichiara Deghi.
Il trentennale è stata l’occasione per fare il punto anche sulla stagione positiva del Bitto 2025, con 45 alpeggi coinvolti nel 2025 e una produzione sostanzialmente in linea con quella del 2024. Bene anche il Valtellina Casera: dopo un ottimo 2024 che ha registrato un +8,9% a volume (oltre 221mila forme prodotte) +10,3% a valore alla produzione (13,2 milioni di euro), nei primi nove mesi la produzione si attesta a 174.320 forme con un +2,89% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Debuttano, inoltre, nuove pelure celebrative del trentennale, in commercio con il nuovo logo dove il numero 30 si fonde visivamente con il territorio e con il marchio Valtellina Casera e Bitto, a rappresentare un legame profondo e duraturo tra prodotto e origine.