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Chieti: il Cds approva Centro Mirò

Chieti: Cds approva il centro Mirò
Roma, Palazzo Spada, Sede del consiglio di Stato (foto di Daderot, via Wikimedia Commons)

Chieti: il Cds approva Centro Mirò

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Luca Salomone

Nel capoluogo abruzzese torna alla ribalta centro commerciale Mirò, dietro al quale c’è una storia di permessi, bocciature, sentenze e contro sentenze. A Chieti, il Cds approva, a sorpresa, un progetto della discordia. Ma la battaglia continua...

Dal 2013 a oggi

Andiamo con ordine. Lo shopping center, più propriamente un parco commerciale di circa 26mila mq, noto anche, come Megalò 2 - con improprio riferimento al leader locale, il complesso retail più grande dell’Abruzzo, con i suoi 110 negozi e una superficie lorda affittabile di oltre 40mila mq - ha avviato formalmente il proprio iter nel 2013, quando i Comuni di Cepagatti e Chieti hanno accordato i permessi edilizi richiesti dalla società Sirecc, allora proprietaria. Nel 2016 un’altra immobiliare, la bergamasca Sile, ha acquisito il lotto. 

La costruzione - contrastata da molte parti e soprattutto dal Wwf e dalle associazioni dei dettaglianti - in realtà  è stata bocciata dalla Commissione regionale Via (Valutazione impatto ambientale).

Silo ha dunque fatto ricorso al Tar, che, nel 2023, ha avallato il rifiuto del progetto. Tuttavia, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato si è espresso, sentenziando che i permessi edilizi restano tuttora validi e il piano può tornare in mano alla Via, per un riesame.

Ma la battaglia continua

Il problema sollevato dai contrari non è peregrino, visto che il centro si trova nella zona denominata Chieti Scalo, in prossimità del fiume Pescara.

A questo punto le associazioni (Wwf Chieti-Pescara, Confcommercio, Confesercenti e Cna Chieti), promettono di nuovo battaglia. Questa la dichiarazione, come pubblicata dal Giornale di Chieti.

«Al di là di quanto deciso dal Consiglio di Stato resta il nodo di un progetto che prevede ulteriori costruzioni in una zona nella quale non dovrebbero essercene. Quel che è successo a più riprese in Emilia-Romagna e le drammatiche vicende di Valencia, in Spagna (alluvionata gravemente insieme a tutto il Sud Est della nazione, a partire dai mesi di ottobre e novembre 2024, ndr), con centinaia di morti, avrebbero dovuto pur insegnare qualcosa. Viviamo in un’epoca di cambiamenti climatici evidenti, con eventi meteorologi estremi sempre più frequenti.

Il pericolo che possa arrivare un’alluvione disastrosa è molto più presente oggi rispetto al passato. Trasformare questo pericolo, oggettivo, in un rischio gravissimo per le persone e per le cose, costruendo a ridosso del fiume, è una scelta sbagliata, che nessuna amministrazione, davvero attenta ai veri interessi dei cittadini, dovrebbe consentire. Senza dimenticare gli effetti collaterali di un eventuale e ulteriore aumento della pressione sull’area e il danno arrecato all’economia cittadina, che già soffre per la presenza di numerose megastrutture nel territorio metropolitano».

Gli enti firmatari hanno affidato pertanto un incarico all’avvocato Francesco Paolo Febbo, per portare avanti le ragioni della collettività, riservandosi azioni legali.

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