I rapporti tra Gdo e fornitori finiscono sotto la lente dell’Antitrust. Ieri, 22 dicembre, l’Autorità ha aperto un’indagine pubblica conoscitiva, pubblicata anche nel Bollettino settimanale numero 49.
Il termine di chiusura è fissato tra un anno circa, al 31 dicembre 2026, mentre nell’arco dei prossimi quaranta giorni, entro il 31 gennaio 2026, sarà possibile far pervenire un contributo da parte di ogni soggetto interessato.
Anche se è inevitabile che qualcuno finirà per gridare alla messa in stato di accusa di un intero settore, i perché sono molti e partono da numeri precisi.
“Negli ultimi anni – si legge nel testo - si è verificata una netta divaricazione tra l’inflazione generale e l’inflazione alimentare. In particolare, da ottobre 2021 a ottobre 2025, i prezzi del food sono aumentati, in Italia, del 24,9%, un incremento superiore di quasi 8 punti rispetto a quello fatto segnare, nello stesso periodo, dall’indice generale dei prezzi al consumo (+17,3%)”.
Soprattutto negli anni 2022-2023, successivi alla pandemia, è rimasto - nonostante una dinamica inflattiva più contenuta -, un rimarchevole divario tra l’inflazione generale e quella relativa a cibo e bevande.
“Nel mese di ottobre 2025, in particolare – precisa l’Agcm - l’inflazione tendenziale, riferita all’intero paniere di spesa, si è attestata su un valore dell’1,2%, a fronte di un dato tendenziale di crescita dei prezzi alimentari pari al 2,3%”.
E nonostante questo i produttori agricoli lamentano spesso una compressione o, quanto meno, un incremento inadeguato dei propri margini, che potrebbe essere, in parte, riconducibile al forte squilibrio di potere contrattuale fra tali soggetti e le catene della Gdo.
A monte della filiera agroalimentare esistono sì le organizzazioni di produttori, ma comunque il settore resta molto frammentato ed è ugualmente composto da diverse migliaia di imprese.
Ben diversa la situazione a valle, dove si nota, osserva l’Antitrust, un comparto della distribuzione finale caratterizzato da un livello di concentrazione piuttosto elevato e crescente nel tempo, che potrebbe consentire alle varie catene di imporre unilateralmente le condizioni economiche e operative della fornitura, spuntando e trattenendo margini di guadagno “ingiustificatamente” superiori a quelli riconosciuti ai fornitori.

Da ottobre 2021 a ottobre 2025, i prezzi del food sono aumentati, in Italia, del 24,9%, mentre l'indice generale dei prezzi al consumo è salito del 17,3%
“In particolare, in tale ambito – continua l’Antitrust - assume rilievo il modo in cui le catene della moderna distribuzione esercitano il proprio potere negoziale in fase di acquisto, dal quale discendono il livello di remunerazione delle attività a monte della filiera e, a seconda dei meccanismi di trasmissione a valle dei risparmi di costo, lo standard dei prezzi finali”.
L’indagine si pone, quindi, come principale obiettivo, di verificare in che misura, e con quali modalità, l’evoluzione in corso nel settore distributivo si riverberi sulle modalità di esercizio del potere di acquisto della Gdo verso i fornitori e sul confronto concorrenziale fra operatori. E ciò tenendo conto anche che le strategie di ottimizzazione della supply chain rappresentano una delle principali leve competitive del mondo distributivo.
Inoltre, il sistema formato da organizzazioni e accordi settoriali - cooperative, centrali e supercentrali - fissa altrettanti passaggi di negoziazione con il medesimo fornitore.
Il potere contrattuale delle catene viene altresì esercitato nell’ambito dei pagamenti, che i fornitori stessi sono tenuti a retrocedere alle imprese distributive, come corrispettivo per l’acquisto dei servizi di vendita: la messa in assortimento, le modalità di collocamento dei beni a scaffale, le promozioni, il lancio di nuovi prodotti…
Infine, l’Agcm vuole approfondire cosa accade nel mondo delle private label.
“Queste - si legge nel provvedimento - incidono in misura crescente sugli assortimenti delle catene, rafforzandone ulteriormente il potere contrattuale verso i fornitori stessi. Con questi ultimi, infatti, al di là del tradizionale rapporto di tipo verticale, si viene a configurare anche un rapporto di concorrenza diretta di tipo orizzontale” (ovvero tra un fornitore e l’altro).
A tale riguardo l’Antitrust sottolinea che la gestione degli acquisti e del marketing delle PL, che rappresenta un’importante leva strategica di competizione fra gli operatori della Gdo, è generalmente demandata proprio alle centrali di acquisto.
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