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Meno acquisizioni nel largo consumo - Distribuzione Moderna

Meno acquisizioni nel largo consumo

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Meno acquisizioni nel largo consumo

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Luca Salomone

Nonostante le transazioni siano all’ordine del giorno, il loro numero è in calo. Secondo ‘Global & italian M&A trends consumer markets’ di PwC, dopo un inizio anno segnato da un cauto ottimismo, le operazioni del settore (allargato) dei beni di consumo – moda-lusso, alimentare-bevande, bellezza-cura persona, retail, ospitalità-divertimento, imballaggio - si sono progressivamente raffreddate.

Controvalori in salita

A livello mondiale nei primi cinque mesi del 2025, i volumi transati sono diminuiti del 9% sul corrispondente, segnando però una flessione più contenuta rispetto al -11% dell’intero mercato.

All’opposto i controvalori sono saliti del 32%, sostenuti da sette deal superiori ai 5 miliardi di dollari, annunciati nel primo semestre.

Il cambiamento è dovuto a un insieme di fattori: pressioni inflazionistiche, incertezze sui tassi d’interesse e, soprattutto, sui dazi. Questo scenario ha indebolito la fiducia degli investitori e dei consumatori, rallentando le dinamiche di crescita.

L’Italia riflette la dinamica globale: da gennaio a maggio, solo nel comparto dei beni di consumo, sono state annunciate 158 operazioni, con un calo numerico del 7% rispetto ai 170 deal avvenuti nel medesimo periodo del 2024.

A diminuire è stato soprattutto l’interesse degli investitori finanziari, la cui incidenza sul totale degli annunci di M&A si è assottigliata del 17 per cento, confermando una maggiore cautela specie verso l’alimentare e bevande e la moda. Inoltre, si sono anche allungati i tempi di gestazione delle operazioni.

Una contrazione nel food

Circoscrivendo il discorso a due settori, food e distribuzione, si nota che il primo soffre di una contrazione marcata delle attività, con 33 M&A in Italia nei primi cinque mesi, rispetto ai 45 dello stesso periodo del 2024.

In particolare, si riducono le operazioni dei fondi di private equity (-38%), divenuti ancora più selettivi per le cause macroeconomiche prima indicate.

Ma il forte orientamento dei consumatori verso un’alimentazione sana e genuina ha stimolato le operazioni in settori come i formaggi freschi (Gioiella-I Freschi) e i salumi magri (Pini-Vismara).

Lo stesso per i prodotti ad alto valore proteico e nutrizionale, con Eurovo che ha condotto ben quattro acquisizioni fra Italia ed Europa, per il free from (Di Marco-Pizzami) e i piatti pronti, dove il private equity francese Chequers si è aggiudicato Gourmet Italian Food.

Nel mondo del vino le operazioni si focalizzano soprattutto sul segmento biologico (White Bridge Investments, tramite la controllata Ulisse ha acquisito Cirelli La Collina Biologica), mentre proseguono le dismissioni di asset non core, con la cessione, da parte di Campari, dei marchi Cinzano e Frattina a Gruppo Caffo.

Il mercato più attivo si è dimostrato quello del bakery e dolciario (Valeo Foods, Freddi Dolciaria e Melegatti; Vandemoortele-Lizzi; Idak Food-Sorrento Sapori e Tradizioni; Vergani-Scarpato; fusione Pernigotti-Walcor).

Emblematici, secondo Pwc, soprattutto due casi: l’investimento di Terlos in Casa Optima, produttore italiano di ingredienti per gelato (annunciata a giugno 25), e l’operazione di Ferrero sui cereali di WK Kellogg, che risponde alle esigenze di crescita nel segmento salutistico e al bisogno di espansione ulteriore negli Stati Uniti, anche come risposta ai dazi.

L’effetto Carrefour

E veniamo al retail. Qui, si legge, il settore continua a essere guidato da dinamiche di consolidamento, con molta vivacità verso operazioni di piccole dimensioni.

L’attenzione del mercato però è attualmente catalizzata da possibili riposizionamenti strategici di alcuni grandi operatori internazionali, tra cui Carrefour, al centro di voci insistenti riguardo a una possibile uscita dall’Italia.

“Un evento di tale portata – scrive la fonte - potrebbe innescare un importante riassetto competitivo, specie nelle regioni chiave in cui l’insegna è più presente (Lombardia, Piemonte e Lazio), aprendo la strada a operazioni di acquisizione e ristrutturazione su larga scala, con impatti potenzialmente rilevanti sulla ripartizione delle quote di mercato e sulle strategie di posizionamento degli attori del food retail”.

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