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Export agroalimentare verso i 70 miliardi di euro

Export agroalimentare verso i 70 miliardi di euro

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Luca Salomone

Dopo un 2023 da record, con le esportazioni italiane che hanno oltrepassato 64 miliardi di euro, anche nei primi sei mesi del 2024 la dinamica dell'agrifood è rimasta molto positiva, con un valore che ha sfiorato i 34 miliardi di euro, in aumento del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Il che fa pensare che l’anno possa concludersi con un nuovo primato, di 70 miliardi di euro. Lo afferma Ismea, in un rapporto diffuso pochi giorni fa.

Il saldo torna positivo

In crescita, parallelamente, il valore delle importazioni (+1,4% per 33,5 miliardi di euro), che tuttavia progrediscono in maniera meno consistente rispetto al 2023, soprattutto a causa della riduzione delle quotazioni delle commodity agricole. In tal modo, è migliorato il saldo commerciale dell’agrifood, tornato in positivo e pari a 433 milioni di euro.
     
Il principale mercato di destinazione del made in Italy è sempre lo scacchiere dell’UE che, con 19,5 miliardi di euro fra gennaio e giugno 2024 ha assorbito poco meno del 60% delle nostre vendite.

Tra i 20 maggiori Paesi di destinazione, è risultata in controtendenza, cioè in calo, solo l'Ungheria, che però ha un ruolo marginale, rappresentando solo l'1% del nostro export di settore.

Stati Uniti ad alta velocità

Si conferma la concentrazione geografica dei flussi oltre confine, con le prime cinque nazioni che assorbono, da sole, quasi la metà del totale. Parliamo di Germania, Francia, Usa, Gran Bretagna e Spagna, con gli States che salgono, addirittura del 17,3 per cento.

Segue, a molta distanza, il trend della Spagna, che fa segnare un +7,1 per cento.

In valore, con 5 miliardi e 230 milioni di euro, leader è sempre la nazione tedesca, che tuttavia ha un delta, sul corrispondente, del +3,5% rispetto al +8,3 dell’intero 2023.

L'UE è il principale partner dell'Italia anche per le importazioni (24 miliardi di euro nel primo semestre 2024) con una quota del 72 per cento.

Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi sono i maggiori fornitori, mentre, fra i Paesi terzi, si qualifica primo il Brasile, con flussi tuttavia in riduzione del 5,7% in valore su base tendenziale.

Vini e spumanti sono protagonisti     

Le esportazioni italiane sono aumentate per tutti i principali prodotti, con l'unica eccezione dei kiwi, in riduzione sia in valore (-2,4), sia, ancora di più, in volume.

Dopo una deludente performance nello scorso anno, hanno ricominciato a crescere le vendite dei vini in bottiglia, che si confermano in prima posizione tra i prodotti spediti, con un peso sull'export totale del 7,6% nel periodo in osservazione, per un valore pari a 2,6 miliardi di euro.

Positiva anche la dinamica degli spumanti, arrivati a 1,1 miliari di euro circa e una salita della domanda di 6,9 punti.

Fra gli altri comparti di peso, le esportazioni dei derivati di cereali sono aumentate dell'8% in valore, trainate soprattutto da panetteria e pasticceria (+13,1%) più che dalle paste alimentari (+1,1%).

In crescita anche il fatturato estero dei formaggi stagionati (+7,5%) e freschi (+6%), ma le dinamiche decisamente più forti si sono osservate per l’olio di oliva (+64,1%) e l’uva da tavola (+45,1%).
 
Le importazioni, che riguardano in larga parte materie prime non trasformate e semilavorati, hanno evidenziato una flessione per i principali cereali: soia, farina di soia e olio di palma.

Al contrario, sono aumentati, in misura consistente, gli acquisti dei primi due prodotti acquistati oltre confine, ossia il caffè non torrefatto (+11,6% in valore) e l’olio d’oliva (+32,7%). 

Leggi anche: Export agroalimentare: 2023 sempre in forma

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