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Blackstone vende la storica Galleria Subalpina

Blackstone vende la storica Galleria Subalpina

Blackstone vende la storica Galleria Subalpina

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Luca Salomone

Passa di mano la Galleria Subalpina di Torino. L’edificio è, fin dal secolo scorso, un’importante galleria commerciale del capoluogo piemontese.

Un salotto di 14 mila mq

Situata in pieno centro, vicino al Museo egizio, fra Piazza Castello, Via Cesare Battisti e Piazza Carlo Alberto, ha una superficie di 14 mila metri quadrati e accoglie oltre 20 attività: Kiko, Baratti&Milano (cioccolato e caramelle), Anili (moda donna), Arcadia Restaurant (sushi, ma anche cucina italiana), Gilibert (libreria), Barbisio (moda maschile), Cinema Romano (3 sale) …

Il sito è stato acquisito, per 40 milioni di euro, da Crea.Re Group - società che investe in operazioni di trading, sviluppo e riposizionamento immobiliare –, capofila di una cordata di imprenditori e Vip.

A cedere è il fondo Opal (gestito da Kryalos), a sua volta sottoscritto da Blackstone, il principale gruppo mondiale di asset management, con un patrimonio amministrato di oltre mille miliardi di dollari e circa 12.700 proprietà immobiliari.

Blackstone ha promosso un’importante opera di restyling della galleria, concluso proprio alla fine di dicembre 2024. Gli interventi hanno riguardato, fra l’altro, il restauro delle parti in marmo e dei bassorilievi, delle aree verdi, delle panchine e dehors, nonché il rifacimento del sistema di illuminazione…

Ricordiamo che, nel 2021, lo stesso gruppo Blackstone aveva rilevato la Galleria, in seno a una corposa operazione – da 1,3 miliardi di euro totali – riguardante una serie di asset situati, però, in larga parte a Milano.

Un po’ di storia

La Galleria Supalpina (o Galleria dell’Industria Supalpina, dal nome della finanziatrice, Banca dell’Industria Supalpina), inaugurata nel 1874 e disposta su due livelli, è nata come salotto di passeggio per la borghesia agiata ed è stata realizzata dall’architetto Pietro Carrera.

Durante la Seconda guerra mondiale, e precisamente fra il 12 e il 13 agosto 1943, ha subito un grave bombardamento ed è stata in parte ricostruita.

Fa parte di una terna di siti storici molto simili: gli altri due sono la Galleria Umberto I (1890) e la Galleria San Federico (1932).

Ricorda, molto da vicino, la Galleria Alberto Sordi di Roma, o la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano.

Crediti fotografici

Cover: Isiwal via Wikimedia Commons. In questa pagina: Pmk58, via Wikimedia Commons

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