Un tempo si identificavano esclusivamente con le macchinette per la pausa caffè all’interno dei luoghi di lavoro. Cosa che avviene ancora oggi in gran parte dei casi. Ma nel corso degli anni i distributori automatici ne hanno fatta di strada. Oggi nel nostro paese sono oltre 2 milioni: uno ogni 29 abitanti. Dalle fabbriche e dagli uffici si sono diffusi un po’ ovunque: luoghi di studio, ospedali, stazioni ferroviarie e di servizio, centri commerciali e anche a ridosso di negozi e piccoli supermercati, anche se in questo caso non sembra che i primi esperimenti abbiano raggiunto brillanti risultati.

La ricerca
A scattare una foto del comparto, con particolare riguardo alle abitudini dei consumatori, ci ha pensato la società di ricerche Cra (Customized Research & Analysis) su commissione di Venditalia, la principale fiera mondiale della distribuzione automatica, svoltasi a Milano nei giorni scorsi. I numeri che emergono dall’indagine fanno riflettere. Rispetto al precedente rilevamento (datato 2006), gli italiani che consumano ai distributori automatici è infatti cresciuto di quasi tre milioni di unità, raggiungendo quota 26 milioni, pari a oltre la metà della popolazione italiana. Non solo, è aumentata in modo significativo la propensione ad utilizzarli in futuro.

Un nuovo target di consumatori
A crescere – ed è questa la cosa che forse più colpisce - sono soprattutto i consumi tra gli ultra 65enni e le donne, specie le casalinghe, tipologie che, spiega la ricerca, più di altre risentono del momento di congiuntura negativa e che si avvicinano, magari per la prima volta, al distributore automatico. Già, perché le cosiddette macchinette, come si diceva, si stanno diffondendo progressivamente anche al di fuori dei luoghi di lavoro.

Attenti al canale
In molte grandi città è sempre più frequente notare la comparsa di piccoli corner dotati di distributori automatici dedicati alla vendita, oltre che di bevande calde e fredde o snack dolci e salati, a quella di prodotti emergenziali: dal tonno al dentifricio, dai piatti pronti alla schiuma da barba, dalla macedonia di frutta al latte fresco. Quello che un tempo era un canale del tutto ininfluente per il settore dei beni di largo consumo, vi ha ora fatto il suo ingresso, sia pure in punta di piedi. Sia chiaro, non vogliamo dire che si profila la nascita di un nuovo canale concorrente dei supermercati o delle superette. Ma il vending, per definizione, rappresenta l’essenza del libero servizio e siamo convinti che il suo peso andrà via via crescendo nei prossimi anni, fino al punto in cui i retailer dovranno farci i debiti conti.

Le ragioni del successo
La stessa ricerca di Cra, del resto, individua chiaramente le ragioni che spingono alla scelta di bevande e prodotti presso i distributori automatici. La comodità del servizio, soprattutto, visto che si possono acquistare a qualunque ora (fattore citato da oltre i due terzi del campione). Ma anche la velocità dell’acquisto e – strano a dirsi - il costo più basso dei prodotti (circa un terzo degli intervistati), piuttosto che la presenza capillare di questa modalità di acquisto o l’ampia possibilità di scelta che ne caratterizza l’offerta.

I numeri nel 2009
Analogamente a quanto è successo in altri settori, anche il vending nel 2009 ha sofferto della difficile congiuntura economica. Il giro d’affari è sceso di quasi il 12% rispetto al 2008, a 2,4 miliardi di euro. Le bevande hanno registrato un calo del 2% nel caldo e di poco meno dell’1% nel freddo. In controtendenza il comparto degli snack, che registra una crescita del 3,8% in termini di numero di macchine che li distribuiscono, che sono diventate circa 186.000. Anche le consumazioni hanno subìto una contrazione (poco meno del 7%) tornando a quota 5,9 miliardi di unità.