Metro Italia ha quarant’anni ma ne dimostra a mala pena la metà e dà prova di una voglia di migliorarsi continuamente, come fosse un giovanissimo. Lo provano le sue strategie, e un nuovo format, destinato espressamente all’horeca, ma aperto anche ai dettaglianti, che taglierà il nastro a fine luglio a Roma-Salaria, con l’insegna “Casa Horeca”, su un totale di oltre 3.000 mq.
“Casa Horeca”, altamente multicanale (foodservice+cash & carry),  dovrebbe restare un’esperienza unica, destinata a non ripetersi: ma su questo punto abbiamo i nostri dubbi. Perché non si dovrebbe replicare un’esperienza pilota, una volta constatatone il successo?

E un altro sintomo di voglia di fare, di gioventù, viene dal nuovo amministratore delegato, Philippe Palazzi, in carica dall’1 febbraio 2011, Corso doc, 40 anni,  ma già con un solidissimo curriculum culturale e lavorativo alle spalle, iniziato proprio in Metro come capo reparto freschi nel 1994. Palazzi non è il classico supermanager paludato e distante, ma un uomo simpatico, alla mano, dinamico, con tantissime idee e che, soprattutto ha dalla sua la fame di attività tipica di un’età nella quale, per strane regole non scritte, è ben difficile assumersi una carica tanto importante, anche se nelle multinazionali, per fortuna, succede.

Largo ai giovani insomma. Abbiamo incontrato Palazzi in occasione della prima tappa di Metro Tour, un’iniziativa che si snoderà fino all’inverno, toccando tutte le 16 Regioni nelle quali l’insegna è presente, partendo da Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, là dove è cominciata, nel 1971, l’avventura della catena tedesca nel nostro Paese, con un cash & carry oggi totalmente rinnovato, che occupa ben 10.000 mq e, contrariamente a quanto spesso accade, è molto ben visto dall’amministratore locale e riconosciuto come uno dei motori dell’economia del posto: parola del sindaco di Cinisello, Daniela Gasparini. E si sa che di solito sindaci e grande distribuzione non sono precisamente amici. Ma questa volta non è così.

Prima di partire con il botta e risposta bisogna prendere le misure di Metro Italia: 48 magazzini, 1.200.000 clienti professionali attivi, 30.000 prodotti in assortimento, molto ben ripartiti tra food, non food  e durevoli, per arrivare fino alle attrezzature professionali per la ristorazione, 5.000 collaboratori. A livello internazionale la tedesca Metro Group ha un fatturato di 67,3 miliardi di euro e vuol dire anche Media World, Saturn, Kaufhof e Real.

In questi anni la recessione non ha certo risparmiato la vostra clientela, dai piccoli e medi dettaglianti, ai pubblici esercizi. Metro è stata penalizzata?
“Assolutamente no, siamo tra le happy few. E questo dipende da una strategia di continuo miglioramento e ampliamento dell’offerta sia sul versante della qualità, sia su quello del prezzo e dell’assortimento, con una forte enfasi sulle private label. Esse costituiscono una leva di sviluppo fondamentale, di fidelizzazione e formano già ora una quota molto significativa, oltre il 20%, della nostra proposta commerciale. Non sono escluse dal paniere le specialità alimentari tipiche, legate al territorio. Abbiamo una squadra dedicata che opera sul marchio privato. Ai nostri fornitori italiani, inoltre, vengono date occasioni di livello internazionale, in quanto, una volta acquisito il contratto con Metro, i loro prodotti vengono inseriti in tutta la rete mondiale. Dunque possiamo aiutare le imprese ad espandersi. Dal lato cliente voglio sottolineare il nostro ruolo di partner: lavoriamo vicino a lui, fianco a fianco, sia dal punto di vista geografico, che sotto il profilo del servizio. Non vogliamo dare solo beni, ma vere soluzioni. Vogliamo essere di un aiuto ai piccoli esercenti, che stanno sparendo, soprattutto nei piccoli centri. Aiutare i dettaglianti e i pubblici esercizi di piccola taglia è anche una delle nostre responsabilità sociali. Per questo nel mondo ogni giorno almeno 300 consulenti Metro visitano i clienti a domicilio, per raccogliere i loro bisogni e le loro aspettative, aggiornando continuamente le proposte.  E’ previsto anche “Metro Delivery”, che approvvigiona ristoratori e commercianti in modo diretto, senza che essi debbano nemmeno muoversi”.

Facciamo almeno un caso del vostro modo di supportare le imprese fornitrici.
“Per esempio lo scorso anno abbiamo mandato più di 1 milione di bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo in tutti i Paesi nei quali opera il gruppo.  La forza, lo ripeto, è anche e soprattutto nell’assortimento. Come grande operatore possiamo giocare su uno scacchiere davvero ampio e assicurare la presenza del made in Italy sulle tavole professionali di tutto il mondo. Per parlare invece dei bar, che oggi offrono un range di merceologie che va ben oltre la semplice caffetteria, abbiamo proposto “Columbus”, che abbraccia, fra l’altro, anche piatti pronti,  pizze, dolciumi ecc.”.

Descriviamo le vostre strategie di sviluppo rete.
“Oggi abbiamo 48 punti di vendita in Italia, con una quota che supera il 30% nel settore cash & carry.  Siamo leader, con un’eccellenza riconosciuta particolarmente nel settore freschi e freschissimi. Abbiamo lanciato un investimento importante per la ristrutturazione dei magazzini più vecchi. Chiaramente abbiamo anche un piano di sviluppo con aperture programmate, ma per ora è tutto top secret. E poi c’è il progetto di Roma-Salaria.  Devo dire che sulle inaugurazioni non abbiamo mai avuto grossi problemi con gli enti locali. Penso a “Casa Horeca”, ma anche agli altri negozi. Siamo seri e rispettosi delle normative e facciamo tutti i passi che ci vengono richiesti dalle amministrazioni”.