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L’Insalata dell’Orto: il futuro della IV gamma passa dai pronti da cuocere

L’Insalata dell’Orto: il futuro della IV gamma passa dai pronti da cuocere
Sara Menin, direttore marketing e comunicazione de L'Insalata dell'Orto

L’Insalata dell’Orto: il futuro della IV gamma passa dai pronti da cuocere

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redazione

Se la stabilità sta caratterizzando l’andamento della IV gamma, innovazione è sicuramente il driver che sta guidando lo sviluppo de L’Insalata dell’Orto.

L’azienda veneta ha chiuso il 2024 con un fatturato di 50 milioni di euro, in sostanziale parità rispetto al 2023, ma lavora per continuare a distinguersi nel comparto ortofrutta. Sara Menin, direttore marketing e comunicazione racconta come L’Insalata dell’Orto sta affrontando le sfide di un mercato in evoluzione: dall’export alla Gdo, dal canale fuori casa alla produzione a marchio del distributore, fino all’innovazione di prodotto.

Rispetto ai risultati raggiunti nel 2024, come prevedete di chiudere il 2025?

Per l’anno in corso prevediamo di mantenere gli stessi valori, portando avanti i programmi con i nostri clienti della distribuzione moderna in Italia e all’estero. La stabilità è determinata da un leggero aumento del prezzo medio dei prodotti e da una piccola contrazione dei volumi: questo è il trend generale che sta vivendo la categoria della IV gamma in Italia. Dopo l’altalena vissuta durante la pandemia, questa stabilità consente alla categoria di ritrovare un equilibrio importante per affrontare le sfide future.

Quanto conta oggi l’export per L’Insalata dell’Orto e quali strategie state adottando per sviluppare i mercati esteri, considerando le sfide logistiche legate ai prodotti freschi?

L’export per noi è una voce importantissima e incide per circa il 65% del giro d’affari. Il mercato di sbocco principale è quello tedesco, ma stiamo iniziando a esplorare nuovi paesi: per esempio la Francia, dove recentemente abbiamo inserito un nuovo cliente; mentre sulla Spagna siamo ancora alle prime forniture. All’estero insalate, rucola e valeriana sono le referenze più richieste: noi non abbiamo sedi oltre confine, quindi la logistica, con i tempi di trasporto, diventa un fattore cruciale per prodotti delicati e dalla limitata shelf-life.

Il fuori casa è altrettanto importante?

È un canale che presidiamo, ma vale poco più del 5% del fatturato. Il mercato, soprattutto dopo il Covid-19, è mutato profondamente. Notiamo una tendenza a impiegare il personale anche oltre le ore di servizio per effettuare una serie di lavorazioni, come mondare le verdure. Chi come noi offre ortaggi pronti al consumo registra quindi una domanda in calo.

La marca del distributore, invece?

La produzione a marchio del distributore è il nostro punto forte: vale circa il 70% del fatturato. Abbiamo una filiera controllata dal seme alla busta, gestiamo tutte le fasi di produzione e di confezionamento, abbiamo tutte le principali certificazioni e una specializzazione riconosciuta nella lavorazione di ortaggi di IV gamma e I gamma evoluta, tutte caratteristiche ricercate dalle catene della Gdo. In più riusciamo a costruire veri e propri progetti di categoria, sviluppando per il retail anche linee speciali cucite su misura, come quelle che coinvolgono i prodotti Igp: i radicchi veneti o la rucola della Piana del Sele. Possiamo spingere anche su progetti premium tailor made, come le insalate arricchite dai fiori eduli, una proposta di nicchia apprezzata nei mercati tedeschi. C’è poi il tema del biologico e soprattutto del residuo zero, su cui molte catene stanno investendo, in cui noi siamo specializzati.

Negli ultimi anni i consumatori hanno mostrato una crescente attenzione verso i prodotti pronti, freschi e salutari. Quali trend state osservando e come state rispondendo alle nuove esigenze?

Il livello di servizio è un grande fattore competitivo, soprattutto se affiancato da una proposta di qualità e da una comunicazione chiara. Noi cerchiamo di seguire questi binari e tra i segmenti che mostrano le dinamiche migliori ci sono, ad esempio, i prodotti pronti da cuocere: noi puntiamo con decisione in questa direzione, anche con i nostri progetti più innovativi.

A proposito di innovazione, quali sono le ultime novità che avete presentato al mercato?

A Fruit Attraction abbiamo lanciato una nuova gamma funzionale: MisSalad pronti da cuocere high protein. Abbiamo portato nel reparto ortofrutta una proposta che non c’era: prodotti freschi, pronti da cuocere, con un apporto proteico paragonabile a quello di categorie ben più consolidate come i latticini. È un passo avanti importante per intercettare consumatori attenti al benessere e all’innovazione alimentare. Abbiamo semplicemente ricettato prodotti vegetali inserendo una grande quantità di proteine vegetali, mantenendo una lista ingredienti cortissima, completamente veg, e senza nessun prodotto processato: nel realizzare la nuova gamma funzionale abbiamo anche reso più gustose queste soluzioni ad alto contenuto di servizio. Nascono così, grazie all’arricchimento con un estruso vegetale a base di proteine di pisello, un ingrediente clean label e aromatizzabile, gli Spaghetti di Verdure high protein al gusto pomodoro, i Cubetti di zucca high protein al gusto amaretto e il Minestrone high protein al gusto rosmarino.

Che potenzialità ha, dal suo punto di vista, il proteico nel reparto ortofrutta?

Il comparto proteico nella distribuzione moderna italiana vale oggi circa 2,1 miliardi di euro, in crescita del 3,6% (fonte: NIQ, a.t. 24.11.2024), con assortimenti in espansione (+6,4%). L’interesse dei consumatori è in forte aumento: il 52% degli italiani dichiara di utilizzare alimenti proteici (fonte: Rapporto Italia Eurispes 2024). Siamo convinti che questa nuova linea possa essere un’opportunità di differenziazione e di innovazione in un mercato in crescita. Per la distribuzione moderna questa gamma rappresenta un’opportunità di segmentazione e di innovazione di categoria: il proteico vegetale è un trend tutto da cavalcare e il reparto ortofrutta ha oggi la possibilità di diventare protagonista, offrendo referenze che uniscono freschezza, servizio e valore aggiunto.

Quali sono le difficoltà – se ci sono state – che avete dovuto affrontare nell’ultimo anno lungo la filiera e come le avete fronteggiate?

Il tema dei costi di produzione, a partire da quello energetico, resta un sorvegliato speciale. Da parte nostra, grazie al rigido controllo di filiera e agli investimenti fatti anche nella produzione di energie rinnovabili nei nostri stabilimenti, abbiamo affrontato lo scenario con una strategia precisa che ci ha dato un piccolo ma sensibile vantaggio competitivo.

Che sfide aspettano il reparto ortofrutta, quindi?

L’ortofrutta in futuro deve mantenere la barra dritta sulla qualità dell’offerta, sulla trasparenza della propria proposta commerciale e deve iniziare a parlare al consumatore mettendo in luce tutto il suo patrimonio di valori, che va ben oltre la valenza nutrizionale. C’è il territorio, c’è la tradizione agricola, c’è l’innovazione tecnologica, c’è la cucina e la possibilità di gustare i prodotti della terra in modo moderno e pop. Noi, nel nostro piccolo, come azienda cerchiamo di portare avanti proprio questa strategia.

I cambiamenti climatici stanno influenzando disponibilità e qualità della materia prima. Qual è il vostro approccio per garantire continuità, standard qualitativi e prezzi competitivi?

Essendo filiale di Op governiamo in prima persona la produzione. Facendo programmi con i clienti della distribuzione, possiamo quindi, nei limiti del possibile e delle incognite meteo, assicurare una produzione costante e sufficiente per rispondere alle esigenze dei nostri partner. La programmazione è tutto nell’ortofrutta moderna.

Quali sono i più importanti risultati ottenuti nell’ultimo anno sul fronte della sostenibilità?

Nel 2024 il consumo energetico per tonnellata di prodotto lavorato dalla nostra azienda è stato pari a 121,12 kWh, ben al di sotto delle medie di settore, visto che il benchmark è di 894 kWh/t totali e 328 kWh/t per l'elettricità. Allo stesso tempo, l’impiego di gasolio si è ridotto del 44% rispetto all’anno precedente e la gestione dei rifiuti è sempre più circolare: oltre il 40% è costituito da scarti vegetali reimpiegati per la produzione di biogas. Vogliamo garantire a consumatori e grande distribuzione ortaggi e fiori eduli di alta qualità, coltivati e trasformati nel massimo rispetto dell’ambiente. Il nostro bilancio di sostenibilità racconta un percorso concreto, fatto di investimenti, controlli e miglioramenti continui lungo tutta la filiera, dal seme alla busta: ecco perché possiamo dire che la sostenibilità è la nostra bussola.

Come evolverà la IV gamma nei prossimi tre-cinque anni e come si muoverà l’Insalata dell’Orto?

Il mercato di prodotti pronti al consumo continuerà su una traiettoria di crescita moderata. Noi ci focalizzeremo su nicchie precise, in cui la nostra specializzazione può fare la differenza: le referenze con i prodotti Igp, oppure le linee dei pronti da cuocere. Su questi specifici segmenti lavoriamo per portare innovazioni importanti, come abbiamo fatto con la gamma proteica, che immagino in futuro potrà essere ampliata. Poi sull’offerta base, come le classiche insalate miste, credo sia fondamentale mantenere le promesse fatte al consumatore: qualità e sicurezza del prodotto in primis. Sono questi i due aspetti su cui noi continueremo a lavorare.

       
       

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