Aggiornato a
Iscriviti alla nostra newsletter

Ortofrutta in tenuta... dopo un decennio

Ortofrutta in tenuta... dopo un decennio
La Gdo resta il principale canale di acquisto delle famiglie

Ortofrutta in tenuta... dopo un decennio

Information
Luca Salomone

Dopo ben 10 anni di progressivo calo dei consumi domestici e un 2023 che ha segnato un minimo storico, a causa soprattutto della forte pressione inflattiva, il 2024 registra una novità rispetto al passato: per la prima volta i volumi di acquisto di ortofrutta sembrano essersi stabilizzati.

Lo si evince dal Report 2024 condotto da Cso Italy su quello che è uno dei settori portanti del fresco. Secondo la stessa fonte i consumi interni, da gennaio a settembre 2024, valevano 3,89 miliardi di euro.

A questo dati, per completezza, andrebbero tuttavia aggiunti 6 miliardi di euro di esportazioni, in crescita del 5,3 per cento (statistiche 2024, Fruitimprese), un totale da record, mai conseguito prima.

Supermercati e discount al comando

Torniamo agli acquisti degli italiani. A dire il vero la componente frutticola, conferma, nello stesso 2024, le difficoltà già emerse nel 2023, ma, per lo meno, senza ulteriori scivoloni. Dopo il pesante calo di due anni or sono, il volume rimane all’incirca sui medesimi livelli. Allo stesso tempo il dato in valore fa segnare un incremento di tre punti.

Anche la categoria degli ortaggi evidenzia quantità sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente, con una spesa in salita dell’1,5 per cento.

La Gdo resta il principale canale di acquisto delle famiglie italiane, con un totale di 4,13 milioni di tonnellate, in crescita del 3% sul 2023.

Per format i più importanti restano i supermercati, con 2,43 milioni di tonnellate e un +2% anno su anno.

I discount però sono i più dinamici, con un tasso di incremento 2024/2023 del 7 per cento. All’opposto i canali tradizionali continuano a perdere terreno.

Peso fisso al quaranta per cento

Sempre nel 2024 si ripete una tendenza già abitualmente osservata: una graduale crescita della quota del peso fisso, sia in valore, sia in volume, a discapito del peso variabile. 

In termini di quantità il primo raggiunge ora il 39% del totale acquistato, guadagnando 2 punti percentuali rispetto al 2023 e 8 punti sul 2020.

Il secondo - il peso variabile – perde ancora terreno rispetto al confezionato a peso imposto, sottolineando il progressivo cambiamento delle abitudini degli italiani.

Veniamo ai segmenti. Tra le specie frutticole si registrano flessioni per mele, arance, pesche, kiwi, fragole e, in modo più lieve, per l’uva da tavola. In crescita invece banane, pere, nettarine e meloni.

Nell’ambito degli ortaggi ripiegano patate, insalate, asparagi radicchi, mentre buone performance interessano pomodori, carote e zucchine.

Inoltre, per tutto il comparto, dimostra una leggera variazione positiva il prodotto biologico.

«Non dobbiamo illuderci - mette in guardia la direttrice di Cso, Elisa Macchi -. Il segnale è ancora debole ed è presto per parlare di un'eventuale ripresa. Il livello dei consumi resta basso, soprattutto perché la spesa complessiva continua ad aumentare a causa di un ulteriore rialzo del prezzo medio, che nel 2024 ha toccato un nuovo record. I nostri connazionali comprano meno frutta e verdura rispetto al passato, ma spendono di più per portarla in tavola.

«Le cause – prosegue Macchi - sono chiare: il cambio climatico ha ridotto la disponibilità di alcune referenze, la crisi energetica e l’aumento dei costi produttivi hanno reso più oneroso produrre, trasportare e conservare i freschi. Allo stesso tempo, però, la rincorsa della Gdo e il consolidamento del segmento premium hanno spinto verso una maggiore segmentazione, con referenze a più alto valore aggiunto».

I giovani cambiano il mercato

Sul versante della domanda emergono, come accennato, importanti segnali di cambiamento. Se la fascia di popolazione più anziana mantiene una forte propensione all’acquisto di frutta e verdura, le generazioni più giovani mostrano comportamenti meno prevedibili.

Da un lato, tra le fasce giovanili, cresce la ricerca di prodotti salutari e funzionali, ma dall’altro si consolida il ricorso a soluzioni alternative, come i trasformati o i pronti al consumo, i quali sottraggono spazio all’ortofrutta fresca.

Anche la percezione dei prezzi gioca un ruolo determinante: in un periodo di crescente attenzione al risparmio, molti consumatori vedono nella frutta e verdura fresca una categoria più costosa rispetto ad altre opzioni alimentari.

Da notare, infine, che l’incidenza dell’ortofrutta, misurata sulla spesa delle famiglie per alimenti e bevande, rimane piuttosto bassa e non va oltre il 4,1 per cento.

Ismea: bene per ortofrutta e uova

LE DINAMICHE DELL'ORTOFRUTTA SECONDO IL REPORT CONSUMI ISMEA

1

2

  • Ti è piaciuto l'articolo?

    Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.

       
       

Logo Ristorazione Moderna

distribuzionemoderna.info
- Copyright © 2025 Edizioni DM Srl - Via G. Spadolini, 7 - 20141 Milano | P. IVA 08954140961 - Tutti i diritti riservati | Credits