Nel corso del 2024 i furti nel retail, considerando il solo taccheggio, hanno determinato, in Italia, differenze inventariali pari all’1,2% dei ricavi annui.
Il valore complessivo sottratto ha toccato 4,12 miliardi di euro, con un costo totale, per cittadino, di 107 euro.
Lo evidenzia la nuova edizione del barometro promosso da Checkpoint Systems Italia in collaborazione con NielsenIQ.
Lo studio evidenzia che il 53%, ovvero oltre la metà delle perdite, è causato da reati commessi dai potenziali clienti, un fenomeno in salita rispetto all’anno 2023, come afferma l’84% delle aziende intervistate.
Si segnala, tuttavia, anche una quota rimarchevole, 21%, dovuta a sottrazioni interne, ossia da parte dei dipendenti, un 15% di errori dei fornitori e un 11% di sbagli amministrativi.
Le catene o gli esercenti alimentari sono, ancora una volta, i più penalizzati, dovendo sostenere un peso equivalente al 45% dell’intero bottino.
Ma questo non vuol dire che il più rubato sia il cibo, visto che poi, nel food retail, ben l’84% ha in assortimento prodotti di igiene e bellezza, il 74% articoli per gli animali da compagnia, il 68% tessile e abbigliamento, il 63% materiale elettrico, bricolage, libri o cancelleria e, infine, il 58% beni di carattere tecnologico.
E infatti, in termini di incidenza dei reati, cosmesi, profumeria e salute rappresentano circa il 19% del totale, seguite da vestiti e casalinghi, con il 14 per cento. Il fai da te è investito nel 7% delle circostanze, mentre l’elettronica si attesta al 5 per cento.
Chiudono la classifica pet-food, pet care e decorazioni domestiche, tutti al 4%, nonché i libri e il reparto cancelleria, dove il taccheggio erode ‘solo’ il 2 per cento.

Cosmetici e igiene persona sono i preferiti dei taccheggiatori, con un 19 per cento di furti
Sebbene i furti si distribuiscano lungo tutto l’arco dell’anno, la stagione invernale si conferma la più critica, concentrando il 28% degli episodi, complici il maggiore afflusso nei punti vendita e la possibilità di occultare più facilmente la merce per via dei numerosi pacchi che ciascuno di noi si porta appresso.
Quanto ai luoghi l’area di vendita resta quella più a rischio, seguita dalle casse dove, con la diffusione dei sistemi self-checkout, emergono nuove vulnerabilità. Le aziende interpellate concordano sul fatto che in queste postazioni il pericolo è superiore rispetto alle barriere assistite.
E visto che oggi il 79% delle aziende dichiara di disporre di tecnologie automatizzate, il 32% ha destinato risorse specifiche per rendere meno vulnerabile la zona di pagamento.
Inoltre, l’83% delle realtà intervistate ha potenziato le difese, inserendo telecamere di sorveglianza, personale dedicato e altri metodi per dissuadere dal furto, mentre il 33% ha implementato anche soluzioni basate sulla radiofrequenza.
L’analisi evidenzia poi come oltre la metà dei "colpi", ovvero il 53%, sia perpetrata da singoli individui, generalmente non professionisti e attivi in modo episodico, mentre il restante 47% è riconducibile a gruppi organizzati.
Anche l’esame della recidiva offre spunti significativi: il 54% degli episodi è attribuito a soggetti già noti per precedenti infrazioni, contro un 46% di improvvisati e occasionali.
Dal punto di vista anagrafico, i due terzi delle aziende segnala che il 68% dei ladri appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 50 anni. I gruppi dei minori e degli over 50 impattano, invece, per un 16% ciascuno.
Sul piano economico, i furti riguardano prevalentemente beni di valore limitato, anche se non trascurabile: nel 40% dei casi l’importo stimato si colloca tra 41 e 80 euro, mentre, per il restante 60%, parliamo di sottrazioni variabili ed equamente distribuite tra meno di 40 euro e più di 80 euro.
E ancora: sia nei furti commessi da esterni (clienti), sia in quelli attuati dai dipendenti, l’84% delle catene evidenzia un aumento significativo delle aggressioni verbali, o fisiche, nei confronti del personale addetto alla vigilanza. Eppure, il 53% dei retailer incontra molta fatica nel reperire figure dedicate alla sicurezza.

Anche l'alimentare e le bevande sono bersagli abituali. Il vino è uno dei prodotti più a rischio
Se, come abbiamo detto, sembra essere il non food il più colpito dai reati, l’analisi di NielsenIQ mette in luce un quadro sorprendentemente trasversale: il taccheggio non risparmia nessun reparto, visto che molti prodotti risultano particolarmente esposti, sia per il loro per valore unitario, sia per la semplicità di sottrazione.
Nel food & beverage i più rubati sono tonno, formaggi, alcolici e altre bevande, seguiti da caffè e salumi. Il fenomeno mostra una progressione netta rispetto al 2023, con un incremento del 90% per ittico confezionato, vino, spiriti e altri liquidi similari. Impressionanti anche le percentuali di incremento dei furti di caffè (70%), il +60% dei generi caseari e il +40% della salumeria e gastronomia.
Nel comparto igiene e bellezza, già al primo posto nelle preferenze dei taccheggiatori, si trovano, in testa, i prodotti per la cura del viso e del corpo, seguiti da lamette e rasoi, deodoranti, gli articoli per la pulizia orale e make-up, tutti beni di prezzo medio-alto e a elevata rotazione, oggetto, parecchie volte, di scorribande abituali.
Rispetto al 2023, le sottrazioni di prodotti per il viso salgono dell’80%, quelle di generi per il corpo del 60% e del 70% i rasoi, i deodoranti, i dentifrici speciali, fino a toccare un +90% per i trucchi.
Anche il pet food è sempre più nel mirino, con cibi umidi e secchi tra i più rubati, seguiti da articoli per la cura e l’igiene degli animali.
Nel tessile i furti si concentrano su biancheria intima, t-shirt, calzature e abbigliamento sportivo, a conferma di un trend che privilegia beni di uso quotidiano e ad alto turnover.
La categoria casa e decorazione registra, invece, il maggior numero di incursioni su candele, profumatori per ambienti e utensili da cucina, tutti articoli di prezzo limitato, ma di grande appeal.
Nel bricolage e materiale elettrico le protagoniste restano pile e lampadine, mentre nella tecnologia spiccano cuffie, auricolari e accessori per smartphone e stampanti (incredibile a dirsi, considerando il peso e il volume), seguiti da smartwatch e dispositivi indossabili.
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