di Luca Salomone

Tanto belli e tanto buoni da rubarli: così si potrebbe dire, volendo scherzare, sui furti nel retail. Ma c’è poco da ridere perché, innanzitutto, è un reato e perché nel 2022 la sottrazione, la sparizione di beni e le frode sono costate al commercio nostrano (Gdo e altro retail) 4,6 miliardi di euro, ossia il l’1,38% del fatturato annuo.

Sono queste le valutazioni sulle differenze inventariali dell’ultimo studio (il primo risale al 2017) La Sicurezza nel retail in Italia, diffuso in questo mese di novembre e condotto da Crime&tech, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Transcrime, con il supporto di Checkpoint Systems.

Al grande bottino va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza e contrasto alle perdite, che porta il costo fino a 6,7 miliardi di euro, l’equivalente di 114 euro per ogni cittadino.

Dal tonno ai capispalla

Ma cosa si ruba? Di tutto, ma specialmente e ovviamente, i beni di un certo prezzo unitario: capispalla e maglieria, alcolici, tonno e carne in scatola, calzature e occhiali, smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile, articoli per l’automazione domestica e utensili elettrici.

Se invece contiamo i pezzi sottratti illegalmente risultano particolarmente ambiti i cosmetici e la maglieria, gli alcolici, i salumi e formaggi e, di nuovo, le calzature e gli occhiali, l’accessoristica per la telefonia cellulare, le pile, le spine e prese elettriche e la colla.

Passiamo all’identikit del ladro, abbastanza indefinito, visto che il 48% delle differenze inventariali è di natura sconosciuta, cioè non è stato possibile, nel corso delle indagini attribuire cause certe.

Invece, quando il colpevole si conosce, è, di solito, un esterno, ovvero un cliente. Seguono i furti interni (del personale o di lavoratori di terze parti), scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e frodi dei fornitori.

Tra i furti esterni prevale il taccheggio, più semplice, seguito però dal furto con scasso e, purtroppo, dal furto di necessità, un triste risvolto della povertà. Rapine e frodi sono invece indicate come meno frequenti.

Altra evidenza: rispetto al 2021, l’82% delle aziende intervistate ha registrato, in tutti i settori, un incremento dei casi di taccheggio nei propri punti vendita.

Secondo il 53% dei rispondenti, sono aumentati, rispetto al 2021, anche i furti di necessità, che avevano già registrato un incremento dal 2019 al 2020.

Il valore medio della merce rubata o recuperata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 40 euro, una cifra che varia però in base alla natura del prodotto sottratto.

I modi operandi più utilizzati dai taccheggiatori sono il ‘prendi e fuggi’ e la rimozione delle etichette antifurto.

Regioni poco eccellenti

Per regione Lombardia e Lazio primeggiano, si fa per dire, essendo i territori nei quali il valore totale della merce rubata è più alto, ma, se scendiamo nel dettaglio dei singoli episodi criminosi, passano in testa alla non invidiabile classifica il Trentino-Alto Adige, la Calabria e l’Abruzzo.

Ma c’è di più. Il furto, il più delle volte, non è attuato da singoli individui e ladri occasionali ma, nel 60% dei casi, con vere azioni organizzate da gruppi di due o più persone che si associano per derubare, o frodare le aziende del settore retail e Gdo in maniera pianificata, sistematica e ripetitiva, con la principale finalità di rivendere illecitamente il bottino.

E ancora: la maggioranza degli autori di reato identificati è di genere maschile, soprattutto nei settori elettronica di consumo e fai da te. D'altra parte, le signore rubano di più l'abbigliamento.

Per le frodi esterne, i rispondenti indicano il wardrobing (si compra un capo, lo si indossa per un po’ e poi, rimettendo i vari cartellini si tenta di restituirlo e ricevere una sostituzione, o un rimborso), lo scambio di etichette dei prodotti e i mancati pagamenti al self-checkout o self-scan.

Quando furti e frodi sono attuati da interni le tecniche maggiormente rilevate sono il furto della merce a opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, dalla sottrazione di denaro dalla cassa e dal falso reso(la merce viene stornata, ma non restituita).

Fornitori criminali: la maggior parte degli interpellati ha subito furti o frodi da parte di operatori logistici (83%), come corrieri e trasportatori, e due terzi da parte di altri servizi (66%), come società di sicurezza, pulizia e vigilanza.


Nota metodologica: i dati presentati all’interno del report sono stati raccolti attraverso un questionario online distribuito a un campione di security manager appartenenti a 40 gruppi aziendali del settore retail e Gdo, per un totale di oltre 10.300 punti vendita. A questo è stata aggiunta l’analisi di informazioni su più di 103.000 singoli eventi criminali registrati in punti vendita di tutta Italia tra il 2021 e i primi nove mesi del 2023.

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