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Birra senza schiuma: consumi -1,5%. Crescono Corona, Peroni e birrifici - Distribuzione Moderna

Birra senza schiuma: consumi -1,5%. Crescono Corona, Peroni e birrifici

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Birra senza schiuma: consumi -1,5%. Crescono Corona, Peroni e birrifici

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Emanuele Scarci

Su di giri Corona, Peroni e i microbirrifici, giù Heineken e Castello. Sono questi i trend di consumo, confermati nel 2024, nell’arena della birra. L’anno scorso in Italia le vendite di birra sono state, secondo il Rapporto Assobirra, circa 21,5 milioni di ettolitri fra produzione e import, l’1,5% in meno del 2023 e solo l’1,2% in più rispetto al pre-pandemia. Nel confronto con il picco del 2022 il calo è del 4,7%. In Italia il consumo pro-capite annuo di birra è di 36,4 litri. 

Rispetto al 2021, la quota di mercato di Heineken è scivolata dal 33,5% al 31,1%, pur conservando saldamente la leadership. Infatti il primo follower è Peroni con una quota del 18% (+0,8 punti rispetto al 2021) e poi InBev (con i brand Corona, Leffe, Stella Artois, Beck e altri) con il 9,9% (+1,4 punti sul 2019) e Carlsberg, sostanzialmente ferma con una quota del 5,4%.

Microbirrifici effervescenti

Da notare l’exploit dei microbirrifici e dei brew pub, stimati in poco più di mille ma che si ritagliano circa 2 milioni di ettolitri, il 9% del totale sul mercato. Nel pre-pandemia la quota era del 6,8%.

Dal lato opposto, la débacle di Birra Castello: dal 5% di quota nel pre-pandemia è crollata al 2%. E la società, meno di due anni fa, ha ceduto ai danesi di Royal Unibrew lo stabilimento friulano di San Giorgio di Nogaro che ha una capacità produttiva di 1 milione di ettolitri.        

Tra i canali distributivi prosegue la ripresa del fuori casa, che nel 2024 ha registrato un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente in termini di incidenza sul totale dei consumi: 38,5% contro il 37,6% dell’anno precedente. Bilanciando in parte la flessione di consumo domestico del canale Gdo: 61,5% da 62,4%.

Inflazione e accise

Durante la presentazione del Rapporto, il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo, ha affermato «la frenata dei consumi è dovuta all’erosione del potere d’acquisto delle famiglie. L’inflazione è calata, ma si è sommata negli anni. E le famiglie hanno tagliato le spese meno importanti. Tuttavia nel 2025 potrebbe tornare la crescita dei consumi se la stagione estiva avrà un meteo normale. Infatti il 50% delle vendite si realizza nei 4 mesi più caldi».  

Nel 2024 le accise sulla birra hanno superato i 714 milioni di euro, in crescita di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente, principalmente a causa dell’aumento dell’aliquota, considerando il calo nei consumi.

Per AssoBirra questa è una spirale negativa che va interrotta, consentendo al comparto di riprendere la crescita e generare valore. L’accisa, infatti, incide fino al 40% del prezzo finale nel formato più popolare e venduto in Italia, la 66 cl, e rappresenta un freno alla competitività delle imprese, limita gli investimenti e favorisce l’importazione da Paesi che hanno una fiscalità più vantaggiosa.

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