Fragole made in Geoplant: una sfida nel segno della qualità
Fragole made in Geoplant: una sfida nel segno della qualità
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Precoci, tardive, rifiorenti o rivolte al comparto industriale: qualunque sia l’obiettivo delle cultivar introdotte sul mercato, per la Geoplant Vivai è indispensabile che diano fragole di qualità.
Al cospetto di un pubblico sempre più esigente, la società agricola che da 10 anni prosegue la fortunata impresa individuale di Secondo Danesi ha intuito la necessità di spostare il focus dalla quantità alla qualità, per privilegiare un prodotto buono, profumato e una pianta estremamente produttiva.
Per riuscirci, dal 1992 Geoplant Vivai si affida alla ricerca. Fu inizialmente la New Fruits l’ente di sviluppo preposto all’innovazione: un gruppo di persone provenienti da Geoplant e da un’altra realtà vivaistica del territorio che immisero nel circuito produttivo delle varietà divenute presto punto di riferimento sul mercato: Maya (la prima varietà brevettata), Alba, Roxana e Asia.
I loro nomi, per quanto evocativi, assecondano sempre delle logiche. Fa eccezione Alba, omaggio di Secondo Danesi alla madre Primalba: una varietà tuttora al passo con i tempi, longeva come colei che l’ha ispirata.
Nel 2010 il processo di ricerca della Geoplant nel comparto fragola è iniziato in forma autonoma. Grazie ai risultati raccolti da New Fruits, oggi Geoplant prosegue nella proposta delle cultivar Tea, diffusa in Francia, Olympia, una pianta rustica e molto produttiva richiesta principalmente in Polonia e nell’Italia settentrionale e Fragolaurea, perfetta per l’Europa del nord per il suo clima rigido. C’è poi Malga, una rifiorente adatta soprattutto al bacino veronese, alla Slovenia e alla Romania.
Non solo: tra un anno Geoplant spera di toccare con mano i risultati di una selezione tardiva ancora in fase di test. L’idea è quella di verificare il comportamento delle piante in ambienti esterni all’azienda, in cooperazione coi migliori agricoltori del territorio, per interpretarne al meglio le risposte.
Se nei primi anni ‘90 la ricerca si configurò come unica difesa contro il monopolio della fragolicoltura, oggi è la migliore risposta a un mercato che chiede non solo qualità, ma anche garanzie sanitarie e continuo aggiornamento varietale.
C’è poi l’accentramento produttivo. È di quest’anno il proposito di riportare nel ravennate anche quella piccola parte di produzione di piante da fragola dislocata in Spagna per ripartire e ridurre i rischi ma anche per garantire un prodotto molto gradito da talune importanti realtà cooperativistiche. Non è solo questione di controllo sanitario: il mercato riconosce ancora il valore superiore del prodotto made in Italy. L’azienda di Savarna lo sa, e proprio di quest’eccellenza ha fatto la sua bandiera.
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