Vincenzo Tassinari, da un ventennio presidente della prima centrale di acquisti italiana, scomoda John Le Carré per venire a capo del “giallo” che narra, passando poi, più prosaicamente, alla metafora automobilistica del caso Ferrari-McClaren.

«Alla fine del 2003, in occasione del rinnovo dei contratti, i rappresentanti di Esd (la centrale di acquisto composta da Esselunga, Selex e Agorà Network, uscita di recente dalla compagine associativa Ndr) esercitarono “forti pressioni” nei confronti di numerosi fornitori per ottenere le stesse condizioni d’acquisto di Coop Italia, utilizzando i contenuti riservati dei nostri contratti – ha affermato Tassinari nel corso della conferenza stampa odierna -. Dunque nel 2004 i “segreti industriali” di Coop sono stati acquisiti illecitamente e impiegati per colmare il divario concorrenziale, in alcuni casi anche di ben sette punti».

Il Tribunale penale di Milano (con sentenza dello scorso 21 giugno) ha condannato alcuni rappresentanti di Esd «per avere alterato il libero esercizio del commercio, con l’impiego di mezzi fraudolenti – ribadisce la nota di Coop - consistiti nell’utilizzo indebito di informazioni commerciali riservate, a danno di Coop Italia e degli stessi fornitori coinvolti, per ottenere vantaggi economici non dovuti».

Secondo Panel International, mentre nel 2004 i prezzi di Esselunga erano di 2,5 punti superiori a quelli della media della Gdo italiana (valore 100), nell’anno successivo risultavano di due punti al di sotto dell’asticella e nel 2006 a meno quattro. Coop, che dal 2000, in tempi non sospetti, persegue una politica basata sul prezzo si è posizionata di circa due punti al di sotto del valore medio nazionale.

Un discorso serio sui prezzi sarebbe comunque difficile in quanto i prezzi al consumo (già difficilmente decodificabili al di là delle azioni promozionali) sono il risultato di numerose variabili tra cui la capacità contrattuale dell’insegna, il format e soprattutto la “piazza”, il contesto competitivo in cui si opera.

Coop ha stimato in oltre 300 milioni di euro il danno subito a causa della “vicenda Esd” e ha deliberato di agire nei confronti dei responsabili in sede giudiziaria per ottenere il risarcimento, riservandosi un’ulteriore valutazione dei danni morali e di immagine derivanti dalla “vicenda Caprotti”.

Il contenzioso sale dunque di livello, approdando alla Commissione Europea, anche a seguito dell’esposto presentato da Federdistribuzione che metteva in discussione la competitività di prezzo di Coop.

Coop reagisce così all’attacco da parte di un suo concorrente (non il più importante, come ha sottolineato il presidente di Ancc, Aldo Soldi, ribadendo che la competizione è un bene per il consumatore), riaffermando il valore della propria missione e la propria capacità di sottostare alle regole di un mercato libero.

«La ragione d’essere di una società cooperativa è diversa da quella di un altro tipo di società (non migliore), come diverso è il modo di ridistribuirne la ricchezza – ha ribadito con forza Soldi -. La nostra funzione sociale richiede un impegno e un costo documentati. L’obiettivo non è il mero profitto, ma l’intergenerazionalità: Coop c’era prima di Esselunga e ci sarà anche dopo».