Alla fine, quello che si voleva sapere non si è saputo. Esselunga è in vendita o no? Bisognerà probabilmente aspettare ancora a lungo per dare una risposta a questa domanda. Almeno a giudicare dalla verve dimostrata dall’ottuagenario Caprotti nel corso della conferenza stampa svoltasi stamane all’hotel Four Seasons di Milano.

L’appuntamento era di quelli che non si potevano perdere. L’“inventore” dei supermercati in Italia, infatti, in cinquant’anni di attività nel retailing non ha mai sentito la necessità di incontrare la stampa. Oggi invece erano presenti un centinaio di giornalisti italiani e stranieri, tra quotidiani, tv, radio e testate specializzate. Con un ospite d’eccezione: l’ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

Il tema della conferenza stampa era trapelato già da qualche giorno su alcuni quotidiani, tanto che lo stesso Caprotti era stato costretto a giocare d’anticipo con una lettera pubblicata ieri sul Sole24ore nella quale spiegava che l’occasione dell’incontro con i rappresentanti dei media aveva a che fare con la pubblicazione di un libro denuncia, “Falce e carrello”, sul sistema delle cooperative rosse. Ma la verità è che tutti si aspettavano anche di conoscere le sorti di Esselunga dopo la ridda di voci che, ormai da un paio d’anni, circolano sulle sorti della catena milanese.

Caprotti, incalzato dalle domande dei giornalisti, è stato a questo proposito molto chiaro. «Esselunga non è in vendita. Almeno per ora. Per la governance dell’azienda potremmo anche scegliere questa strada in futuro. Ma potremmo anche seguire un percorso diverso, come il mantenimento della proprietà e la quotazione in Borsa. La verità è che non abbiamo fatto passi né in una direzione né in un’altra». «Riguardo alla possibilità di una cessione della nostra insegna – ha proseguito Caprotti -, non si tratta di una questione di soldi, ma di chi potrebbe acquistarla. Di sicuro non Wal Mart, che rappresenta l’antitesi di Esselunga, un discounter del Midwest che non punta come noi sulla qualità, sul servizio e sull’ambiente del punto vendita, ma se la gioca tutta sul prezzo».

I retailer giudicati in linea con lo spirito e la filosofia di Esselunga, e “degni” dunque di essere presi in considerazione come possibili acquirenti, non sono molti: «sono solo tre o quattro le catene a cui potremmo cedere l’azienda», ha precisato Caprotti. E tra queste pare non esserci il colosso inglese Tesco, “accusato” di non essere particolarmente attento ai freschi (uno dei fiori all’occhiello di Esselunga, invece), né tantomento la tedesca Rewe.

Resta dunque fitto il mistero anche su chi potrebbe acquistare la gallina dalle uova d’oro di Caprotti (4,9 miliardi di euro le vendite nel 2006, con un incremento del 12,3% rispetto al 2005 e un utile netto consolidato del gruppo di 179,5 milioni di euro). Non è detto, peraltro, che il destino di Esselunga non sia già stato scritto e Caprotti, visto il personaggio, abbia voluto solo mantenere il riserbo che lo contraddistingue da mezzo secolo.

Riserbo che invece non c’è stato nella presentazione del pamphlet “Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli Italiani”, edito da Marsilio e con una prefazione del giornalista economico Geminello Alvi.

Il libro è un atto d’accusa sui "soprusi e le scorrettezze delle cooperative rosse in Italia". E svela il loro piano strategico: "cancellare ogni libera concorrenza e mettere le mani sulla spesa degli italiani". «Ho obbedito a un impulso etico, a una esigenza di verità» ha affermato Caprotti parlando del suo libro. «Non ho interessi personali da proteggere. Voglio soltanto che la gente sappia cosa si nasconde dietro una delle abitudini più semplici e più naturali di un cittadino: fare la spesa».

Tutto, nel libro, pare essere ampiamente provato e certificato: foto, documenti autentici, testimonianze, materiali inediti. Come il caso di un supermercato che Esselunga avrebbe dovuto costruire a Bologna. Sul terreno destinato al nuovo punto vendita, durante gli scavi, furono trovati dei resti etruschi. Intervento della Sovrintendenza, blocco dei cantieri e progetto sfumato. Salvo vedere lo stesso terreno venduto poco dopo a Coop Adriatica e i vincoli della Sovrintendenza svanire come per incanto.

Non c’è dubbio che la pubblicazione di questo libro rappresenta un attacco durissimo a Coop. Il cui contrattacco, oltre che per vie legali, è già stato fissato in occasione di una conferenza stampa indetta per martedì 25 settembre. Proseguendo una battaglia che, iniziata pubblicamente circa un anno fa, non si sa quando e come andrà a finire. Caprotti ha infatti intenzione di denunciare alla magistratura i soprusi più eclatanti illustrati nel suo libro.