Aria di ripresa nei supermercati e ipermercati italiani. Almeno stando ai dati resi noti oggi da Unioncamere e relativi a maggio-giugno 2006. La crescita del fatturato della Gdo ha toccato infatti 3,4% nel suddetto bimestre: la più alta da oltre due anni.

C’è un però. La ragione di questa inversione di tendenza (che contraddice peraltro un’analisi economica di Censis-Confcommercio di cui DM ha parlato lo scorso 8 settembre) sembra riconducibile soprattutto alle vendite degli esercizi di nuova apertura (i cui volumi crescono tra maggio e giugno del +4,6% rispetto allo scorso anno), capaci di “calamitare” l’attenzione dei consumatori, mentre gli iper e supermercati preesistenti vedono diminuire le vendite del 3,2%. Il tutto in una fase di innalzamento dei prezzi (+2%), a dimostrazione di una ripresa sensibile dei consumi e dell’uscita della Gdo da una fase in cui, per ottenere vendite più consistenti, sembrava indispensabile contenere i prezzi e ricorrere alle promozioni.

Non solo. Il fenomeno, analizzato in “Vendite flash”, il bollettino del Centro Studi di Unioncamere dedicato al monitoraggio bimestrale del giro d’affari dei supermercati ed ipermercati di tutta Italia (la newsletter è disponibile sul sito www.unioncamere.it), dipende quasi esclusivamente dalle performance nelle regioni centro-meridionali, che registrano aumenti dei volumi e del fatturato superiori alla media nazionale.

Circa l’andamento dei prezzi, i prodotti alimentari hanno visto l’indice del costo della spesa crescere oltre i due punti percentuali su base tendenziale. Questo dato è la sintesi di due tendenze contrapposte. Gli incrementi più evidenti si riscontrano nei prodotti alimentari confezionati e negli articoli per la cura degli animali (rispettivamente pari al +3.3% e al +3.1% rispetto ai dodici mesi precedenti). Aumenti meno sostenuti, ma pur sempre di una certa intensità se confrontati con le dinamiche dell’indice del costo della spesa dello scorso anno, contraddistinguono i prezzi dei prodotti freschi e delle bevande (rispettivamente +2.0% e +1.5% anno su anno).

Chiude il quadro dei prodotti alimentari il reparto del freddo, i cui prezzi si portano sostanzialmente sui medesimi livelli del III bimestre 2005. Il segmento non alimentare del Largo Consumo Confezionato vede, ancora una volta, un differente sviluppo dei due reparti. L’indice del costo della spesa che riguarda i prodotti per la cura della casa continua ad aumentare ad un ritmo tendenziale superiore ai due punti e mezzo percentuali. Al contrario gli articoli per la cura della persona sperimentano una variazione dell’indice del costo della spesa pari allo 0.5% negli ultimi dodici mesi.

A livello geografico, il miglior risultato viene fatto registrare dall’Umbria, che gode di un incremento complessivo del fatturato superiore al 7%, sintesi di una performance decisamente positiva per l’aggregato del LCC (+8.3% anno su anno) e di un tasso di crescita riferito ai reparti tessile e abbigliamento, bazar ed elettrodomestici pari al 3.4% su base tendenziale. Fra le regioni del Centro, spicca anche il Lazio, che sperimenta un tasso di crescita vicino al 5% in ciascuno degli aggregati merceologici considerati. Segue la Toscana in cui la variazione delle vendite (+3.4% anno su anno) è trainata in special modo dall’aggregato LCC, mentre le altre merceologie non alimentari recuperano rispetto alla complessiva contrazione del I semestre. Nelle Marche, la crescita complessiva del fatturato (+2.4%), sostenuta dal largo consumo, è interessata anche da un recupero nelle vendite dei reparti tessile e abbigliamento, bazar ed elettrodomestici, pari all’1.2% su base tendenziale.

Dopo l’Umbria, le regioni che crescono di più sono Calabria e Campania, con un tasso del 6.9% anno su anno. In entrambi i casi, il risultato è sostenuto da esiti molto buoni per l’aggregato LCC e da ampi tassi di sviluppo delle vendite degli altri prodotti non alimentari, probabilmente dovuti al recupero di un precedente ritardo. Completano il quadro dell’area meridionale la Puglia, il cui risultato (+3.9%) è trainato quasi esclusivamente dal LCC, la Sicilia, dove entrambi gli aggregati merceologici sperimentano buoni tassi di sviluppo (rispettivamente +3% per il LCC e 4.5% per l’altro non alimentare), e la Sardegna, per la quale la crescita, che rappresenta comunque un notevole passo avanti rispetto alle contrazioni realizzate nel I semestre, appare ben più modesta.

Le regioni settentrionali sono caratterizzate da toni più moderati. Nel Nord-Est spicca l’Emilia-Romagna dove il giro d’affari cresce del 4.4% su base tendenziale, spinto da entrambi gli aggregati merceologici considerati. In Trentino Alto Adige e Veneto, il fatturato è sostenuto dal LCC, che cresce rispettivamente dell’1.6% e del 2.6% anno su anno, mentre le rimanenti merceologie riescono a limitare le flessioni di inizio anno. L’area nord-occidentale realizza miglioramenti in tutte le regioni. Fra queste spicca la Liguria, il cui risultato complessivo (+3.5%) sintetizza una crescita tendenziale del 3.7% delle vendite del LCC e vicina al 3% per quanto riguarda le altre merceologie non alimentari. In Lombardia la crescita del giro d’affari (+1.7% anno su anno) è in buona misura influenzata dalle vendite dei reparti tessile e abbigliamento, bazar ed elettrodomestici (+2.4%), che crescono più del LCC. Al contrario, il Piemonte deve il proprio risultato positivo, pari al 2.2% su base tendenziale, alla spinta delle vendite dell’aggregato LCC, in quanto le altre merceologie non alimentari riportano una nuova contrazione.