Da un paio d’anni la grande distribuzione investe meno nel settore biologico, ma il fatturato rimane stabile a quota 320 milioni di euro.

Per capire le dinamiche che determinano il fenomeno è sufficiente osservare gli scaffali dei supermercati: dopo la nascita delle private label biologiche nel 1999-2000 e la crescita delle referenze nel 2003-2004, nel 2005-2006 si è passati all’eliminazione dei prodotti a bassa rotazione. La parabola discendente dell’impegno diretto della gdo sul fronte del biologico è legata alla pressione sui prezzi, che ha focalizzato l’attenzione su sconti e promozioni, per non perdere terreno a favore dei discount.

Quello che conta però è che, nonostante il ridimensionamento, le produzioni biologiche hanno conquistato e mantengono stabile un fatturato di circa 320 milioni di euro.

Coop ed Esselunga restano le catene con la gamma a marchio più ampia. Sono 324 i prodotti a marchio Bio-logici Coop e 323 quelli Esselunga Bio. Nel 2005 la linea biologica di Coop ha fatturato 80 milioni di euro, con un andamento stabile rispetto all’anno precedente: il 40% con l’ortofrutta, il 35-40% con i generi vari e il resto tra freschi industriali, carni e sementi.
In Esselunga l’incidenza delle vendite di prodotti biologici è dell’1,7% sul totale, pari a 73 milioni di euro, ma tra le vendite dei prodotti a marchio, che incidono per il 12% sul totale, la parte del leone la svolgono proprio i prodotti bio con una quota dell’82%.