Il 2019 è stato positivo per il sistema alimentare, che registra performance di crescita pari al 3,1%, contro un Pil italiano salito dello 0,3%. Gli andamenti di lungo periodo (2014-2018) rivelano che i comparti a crescita maggiore, dal punto di vista dei ricavi, sono farine, caffè, vino, food equipment, acqua, packaging e latte.

I distillati totalizzano le maggiori dinamiche di redditività commerciale (Ros), con un valore oltre il 13%. Buoni andamenti anche per acque minerali (11,9%), attrezzature (11,7%), birra (9,6%), dolci (7,8%) e caffè (6,5%). Fanno segnare valori sotto la marginalità commerciale media (6,5%) i mercati dell’olio, dei salumi, delle farine e del latte.

A dirlo è la sesta edizione del Food Industry Monitor realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con Ceresio Investors.

Nel 2020 anche il sistema alimentare risentirà dell’impatto del Coronavirus, con un calo della crescita nell’ordine del 5%, un dato comunque limitato, se si guarda alle previsioni del Prodotto interno lordo (-9,5%).

Il 2021 sarà l’anno della ripresa, con un tasso del 7,7 per cento. La marginalità commerciale sarà influenzata relativamente, il Ros scenderà dal 6,2 al 5,9% nel 2020, per risalire, l’anno prossimo, al 6 per cento. Anche il tasso di indebitamento aumenterà dal 2,2 del 2019 al 2,7 nel 2020, per poi riabbassarsi al 2,4 nel 2021.

Nonostante la situazione economica, le esportazioni cresceranno mediamente dell’11% nel biennio 2020-2021. A muoversi in maniera più dinamica oltre confine saranno distillati, farine, food equipment, dolci, acqua, caffè e latte. Vino, packaging, birra e salumi esporteranno con valori vicini alla media, mentre conserve e pasta registreranno progressioni più limitate.

Le tendenze di mercato - analizzate su oltre 900 media specializzati nel periodo 2015-2019 – vedono emergere, sulla stampa nazionale, il tema del salutismo, seguito dalle caratteristiche nutrizionali e dalla tradizione. I mezzi di informazione internazionali, invece, mostrano crescente attenzione verso la sicurezza alimentare e i processi di trasformazione del cibo.

“Questi dati si riferiscono ai contenuti analizzati prima dell’emergenza Coronavirus, ma ci aspettiamo che le parole chiave emerse abbiano un ulteriore rafforzamento dopo la pandemia", puntualizza Carmine Garzia, relatore della ricerca, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e docente di Management all’Università di Scienza Gastronomiche di Pollenzo.

L’analisi dei modelli di business evidenzia che l’offerta è costituita per il 40% da alimenti salutari, cioè fatti con materie prime di origine biologica, oppure ottenuti con processi di trasformazione poco invasivi, senza additivi e conservanti artificiali, con benefici di tipo funzionale. Tuttavia, solo il 7% delle aziende enfatizza, nella propria comunicazione, il tema del benessere anche se, secondo la ricerca, solo chi lo fa, è destinato a emergere.

“Le aziende che hanno saputo enfatizzare l’aspetto della salute hanno avuto tassi di crescita e redditività commerciale più elevati. Il differenziale è significativo: l’incremento di Roic (ritorno sul capitale investito) è del 25% superiore rispetto agli operatori che non svolgono questo tipo di comunicazione”, precisa Alessandro Santini, head of corporate advisory di Ceresio Investors.

Notevole anche il tema della sostenibilità ambientale, contenuto nei messaggi del 50% del campione (per esempio oltre il 68% delle aziende utilizza packaging a basso impatto ambientale).

Centrale, come detto, è poi il concetto di tradizione, utilizzato in modo intensivo dall’80% delle imprese, imprese che peraltro non trascurano il progresso, visto che si concentrano sull’innovazione di processo o di prodotto. Circa il 9% ha registrato almeno un brevetto nel periodo 2010-2019. Il settore più dinamico, in questo senso, è quello del caffè, con 4,1 brevetti registrati per azienda.

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