Svizzera con il 49,6% in volume, Spagna con il 49,5, Gran Bretagna con il 46,8, Belgio, con il 44 e Portogallo con il 43,6: questa la top 5 dei Paesi con la maggiore incidenza delle private label sulle vendite retail, come emerge dall'Annuario internazionale del marchio del distributore 2020 di Plma (Private label manufacturer association) e Nielsen.

Da ricordare, se ce ne fosse bisogno, che l’associazione organizza ogni anno, ad Amsterdam la mostra convegno ‘World of private label’, questa volta rinviata, causa Covid, nei giorni 2 e 3 dicembre 2020.

“La quota di mercato delle Mdd – scrive Plma - continua a crescere in Europa e, secondo le nostre statistiche, nel 2019, ha conquistato terreno in 14 dei 19 Paesi esaminati. Sempre lo scorso anno il marchio del distributore ha superato il 30% in tutte le nazioni, tranne l’Italia, dove però si è registrata una variazione positiva”.

Anche negli ultimi mesi, segnati dall’emergenza Coronavirus, segnala la fonte, i marchi dei supermercati hanno ribadito la propria forza e registrato un forte incremento, sottolineando che, sempre più spesso, i consumatori vedono, nelle Mdd un vero leader.

L’Italia, come detto, rimane in fondo alla graduatoria e si ferma al 22,3% in volume, che diventa un 19,1% in valore.

Ragionando sulle quantità i prodotti con maggiore intensità di Pl sono, nell’ordine, i surgelati (33,5%), il petfoood/petcare (32) e gli alimentari freschi (30,2). Anche il cura casa, con il 26,4% è sopra la media nazionale (22,3%). In fondo troviamo invece, con un piccolo 6,1%, i liquori, dove a tenere banco è, ovviamente, il prodotto di marca.

Se invece delle grandi categorie si prendono in esame, sempre per il nostro Paese, i vari segmenti, si scoprono interessanti peculiarità: nelle polveri per bibite la marca privata sfiora il 91%, nel cotone pretagliato l’85,1%, nei bicchieri usa e getta l’80,3 per cento. Per l’alimentare, escludendo le bevande liofilizzate, già citate, ma in sé marginali, i mercati monopolizzati dalle Pl sono fagiolini surgelati, aromi surgelati, elaborati di carne bovina cruda, tutti oltre il 70 per cento.

Altri segmenti significativi e dove la Mdd impera, sono i fagiolini in scatola (63,8% in volume), i salumi misti affettati (61,9%) e le verdure fresche di IV gamma (61,4%).

Considerando le progressioni di quota sul 2018, ci si accorge che i trend migliori hanno interessato l’area del fresco/specialità alimentari (dal 28,7% al 30,2 in volume (+1,6%), della salute e bellezza (da 15,8 a 16,9, +1,1%) e dei surgelati (da 32,9 a 33,5), contro una media nazionale passata, dal 21,5 al 22,3% (+0,8%) in quantità e dal 18,7 al 19,1 in valore (+0,4%).

Tornando agli altri Paesi l’Annuario osserva che, in Francia, il marchio del distributore rappresenta una quota per unità pari al 31% e una quota in valore pari al 25%; tuttavia tali cifre non tengono conto delle vendite di Lidl e Aldi, con l'aggiunta delle quali la cifra si avvicinerebbe a un più congruo 41% in di unità e al 35% in termini di fatturato.

Nella Penisola iberica l’Mdd continua a svolgere un ruolo molto importante. Metà dei prodotti venduti in Spagna rientra fra le private label, mentre in Portogallo la quota di mercato è cresciuta di quasi 3 punti, superando il 43 per cento.

Nell'Europa centrale e orientale, l’incidenza è rimasta oltre il 40% in Austria e al di sopra del 30% in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. L'incremento maggiore, superiore a un punto percentuale, è stato registrato nella Repubblica Ceca.

Una delle variazioni più cospicue si segnala nei Paesi Bassi, dove la share è salita di oltre 7 punti, attestandosi al 37%, una crescita straordinaria e attribuibile al fatto che, per la prima volta, Nielsen ha preso in considerazione le vendite di Aldi.

Nel vicino Belgio la Mdd è salita al 44 per cento. Nell'area del Mediterraneo, sia in Turchia che in Grecia, il peso del marchio del distributore ha superato il 31 per cento. La prima ha registrato un incremento notevole, conquistando più di 2 punti e oltrepassando così, per la prima volta, il 30 per cento.