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Carni avicole, consumi in caduta libera
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Carni avicole, consumi in caduta libera
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E’ bastato che i telegiornali diffondessero la notizia del ritrovamento di alcuni cigni morti nel sud Italia a causa dell’influenza aviaria per far precipitare ulteriormente la domanda di carni avicole. Negli ultimi giorni le vendite – secondo alcune stime – sono calate del 70% circa. Una catastrofe per un comparto già messo a dura prova nei mesi scorsi, con perdite da 6 milioni di euro al giorno.
«Gli ultimi dati di mercato parlano chiaro - lamenta Aldo Muraro, presidente dell’Unione nazionale dell’avicoltura -: 30mila posti di lavoro a rischio nel settore avicolo, danni per quasi 550 milioni di euro e un crollo del mercato che, dopo i primi segnali di ripresa a dicembre, è nuovamente precipitato a seguito dei recenti casi in Turchia attestandosi al 46%». E ora che il cosiddetto virus dei polli è approdato in territorio italiano il rischio è che si arrivi a un vero e proprio tracollo.
Le aziende del mercato sembrano letteralmente paralizzate da questa situazione e non intendono fare commenti. Le iniziative per contrastare questo fenomento, del resto, non hanno sortito grandi effetti finora. Da settembre dello scorso anno a oggi si è cercato di far fronte alla contrazione dei consumi generata da un immotivato panico facendo ricorso alla comunicazione e alla informazione. Sono state così realizzate tre campagne pubblicitarie sui mezzi televisivi e stampa (una, forse la più efficace, a opera della Presidenza del Consiglio) tra la metà di ottobre e la fine di novembre. I risultati sono stati minimi però.
«Tutto quello che potevamo fare l’abbiamo fatto – dichiara Gaetano de Lauretis, presidente di Avitalia – il quale non nasconde la sua preoccupazione per un settore che nel giro di pochi mesi è stato letteralmente messo in ginocchio. Ora non ci resta che sperare in una maggiore sensibilità da parte del Governo, al quale abbiamo chiesto una proroga dei versamenti tributari e previdenziali, e nell’appoggio della stampa, che forse più della comunicazione pubblicitaria può far capire ai consumatori che le carni avicole italiane sono sicure».
«Gli ultimi dati di mercato parlano chiaro - lamenta Aldo Muraro, presidente dell’Unione nazionale dell’avicoltura -: 30mila posti di lavoro a rischio nel settore avicolo, danni per quasi 550 milioni di euro e un crollo del mercato che, dopo i primi segnali di ripresa a dicembre, è nuovamente precipitato a seguito dei recenti casi in Turchia attestandosi al 46%». E ora che il cosiddetto virus dei polli è approdato in territorio italiano il rischio è che si arrivi a un vero e proprio tracollo.
Le aziende del mercato sembrano letteralmente paralizzate da questa situazione e non intendono fare commenti. Le iniziative per contrastare questo fenomento, del resto, non hanno sortito grandi effetti finora. Da settembre dello scorso anno a oggi si è cercato di far fronte alla contrazione dei consumi generata da un immotivato panico facendo ricorso alla comunicazione e alla informazione. Sono state così realizzate tre campagne pubblicitarie sui mezzi televisivi e stampa (una, forse la più efficace, a opera della Presidenza del Consiglio) tra la metà di ottobre e la fine di novembre. I risultati sono stati minimi però.
«Tutto quello che potevamo fare l’abbiamo fatto – dichiara Gaetano de Lauretis, presidente di Avitalia – il quale non nasconde la sua preoccupazione per un settore che nel giro di pochi mesi è stato letteralmente messo in ginocchio. Ora non ci resta che sperare in una maggiore sensibilità da parte del Governo, al quale abbiamo chiesto una proroga dei versamenti tributari e previdenziali, e nell’appoggio della stampa, che forse più della comunicazione pubblicitaria può far capire ai consumatori che le carni avicole italiane sono sicure».
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