Si aprono nuovi orizzonti per la salumeria italiana: entro il 28 maggio, grazie a un provvedimento di Aphis (Animal and plant health inspection service), viene a cadere il blocco all’export decretato su sul mercato americano in quanto i nostri suini sono stati riconosciuti indenni dalla cosiddetta malattia vescicolare. In particolare l’embargo copriva le nostre maggiori regioni produttrici, ossia Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e le provincie di Trento e Bolzano.

Così il vero made in Italy potrà raggiungere un bacino di oltre 250 milioni di potenziali clienti, oggi costretti ad accontentarsi di goffe imitazioni, con un dubbio profilo qualitativo. Del resto negli Usa la domanda dei nostri prodotti food dimostra tassi di crescita nell’ordine del 10%, per un totale di quasi 3 miliardi di dollari.

Coldiretti ha indicato, in una nota, le zone dalle quali provengono gli alimenti taroccati: la soppressata calabrese è lavorata sul posto, il salame veneto in Canada, il Parma e alcuni salami in Messico, mentre dall’Uruguay arriva il culatello. Nello stesso Canada circola il San Daniele, mentre il marchio Parma è addirittura oggetto di una controversia internazionale in quanto marchio è stato registrato da un’azienda del posto.