C’è sempre più feeling tra il largo consumo e la Borsa. Così Rigoni di Asiago, re del miele e delle marmellate biologiche, ma anche della nocciolata, sempre rigorosamente bio, si prepara allo sbarco in Piazza Affari.

Fondata 15 anni fa l’azienda fattura oggi 100 milioni di euro e, per il 35,5% è partecipata dal Tesoro per il tramite del Fondo strategico italiano (Cassa depositi e prestiti) entrato nel capitale 5 anni fa. Altri azionisti di peso sono Confindustria, Abi, Istituto Centrale delle Banche Popolari, Unicredit, Monte dei Paschi, Intesa Sanpaolo.

"Noi abbiamo un socio che ha investito in noi e ha come obiettivo la quotazione - ha dichiarato Andrea Rigoni, amministratore delegato, che comunque precisa che per il progetto non c’è fretta e che il gruppo pensa di perfezionare il tutto entro il 2017. Al momento in agenda ci sono più che altro gli investimenti esteri e tecnici.

Se Rigoni ha saputo aumentare il proprio rapporto export/fatturato dal 5 al 20% nel giro di pochi anni – con particolare attenzione ai mercati francese, tedesco e olandese -, non vuole certo fermarsi qui. Inoltre c’è in cantiere il rafforzamento della struttura produttiva: acquisto di alcune aree per nuovi impianti e raddoppio dello stabilimento di Albaredo d’Adige, in provincia di Verona.

Per il solo ramo delle confetture si deve aggiungere che, ogni anno, Rigoni lavora circa 6.000 tonnellate di frutta. Il ciclo di produzione è completamente automatizzato e controllato dai computer. Inoltre, tutti i passaggi sono registrati per assicurare la tracciabilità delle materie prime utilizzate. Lo stabilimento di Foza (Vicenza) ha una capacità di invasatura di circa 18.000 unità all’ora.