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Provincia di Trento: porte aperte alla deregulation commerciale

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Redazione

Mentre nei grandi centri urbani del Settentrione l’atteggiamento degli enti locali resta asserragliato in difesa del territorio e i progetti commerciali sono spesso ostacolati dalla burocrazia, altre aree, dove l’apparato distributivo è più carente o asfittico, l’amministrazione tende a favorire gli operatori: lo dimostra il caso della Campania, e in particolare di Napoli, dove ultimamente sono andate in porto senza troppi sforzi varie realizzazioni di un certo peso, come il centro commerciale Le Cartiere di Pompei, o il maxi punto di vendita Decathlon dell’area Est del Capoluogo.

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Innovativa in questo senso è una proposta di disegno di legge lanciato dalla giunta provinciale di Trento, che passerà in aula a settembre, e che tira un colpo di spugna su qualsiasi forma di contingentamento. Praticamente centri commerciali e grandi superfici potranno sbarcare ovunque, persino nel centro storico, dove gli unici limiti saranno posti dal piano regolatore.

Il provvedimento cassa totalmente una precedente legge del commercio del 2010, particolarmente restrittiva e non più in linea con la politica di deregulation intrapresa dal Governo e dall’Ue, ma spesso non condivisa, notoriamente, dagli enti locali.

“Già deregolamentati gli esercizi di vicinato, ora le dimensioni non conteranno più nulla per chi volesse aprire un negozio (o anche un centro commerciale) in pieno centro storico utilizzando immobili già esistenti – riferisce il quotidiano “Trentino Corriere Alpi” -. Cancellati anche i paletti per le grandi superfici al di fuori dei centri storici: non vi sarà più una dotazione fissata dalla Provincia e distribuita alle comunità di valle e non vi saranno più nemmeno soglie dimensionali. Sotto i 10.000 metri deciderà la Comunità di valle in base a parametri ambientali e urbanistici, sopra i 10.000 ci penserà la Provincia. Cambiano, infine, anche i parametri per definire le strutture medie che fino ad oggi la Provincia aveva tenuto notevolmente sotto i riferimenti nazionali. Ora il quadro è stato semplificato dividendo gli esercizi al di sotto e al di sopra della soglia degli 800 metri quadri, comunque più bassa di quella nazionale. Nei comuni con più di 10.000 abitanti la soglia si alza a 1.500 metri quadrati”.

Un Far West commerciale? Ovviamente no, in quanto le autorità continueranno a vigilare attentamente sulle problematiche di difesa del territorio, di sostenibilità e di compatibilità ambientale, oltre che sugli orari, che non prevedono, almeno a quanto si capisce, la concessione delle 24 ore su 24.

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