Di nuovo i grandi gruppi francesi del lusso si affacciano sul nostro mercato. Secondo quanto riportato ieri da un’inchiesta di “Italia Oggi”, le famose Galeries Lafayette, il più antico e tradizionale grande magazzino dell’Esagono con una sessantina di punti di vendita in Patria e 8 all’estero di cui il più recente in Indonesia, sarebbero addirittura in procinto di firmare, entro fine anno, l’acquisizione del famoso – o famigerato? – Fondaco dei tedeschi di Venezia, rilevato da gruppo Benetton che l’ha pagato ben 53 milioni di euro nell’ormai lontano 2008.

Ma perché famigerato? Perché il Fondaco, un antico quanto grande magazzino portuale del XIII secolo, ha suscitato un paio di anni fa un ginepraio di polemiche, arrivate fino alla Corte dei Conti, in seguito alle intenzioni dei Benetton di farne un centro commerciale di lusso. Un Centro commerciale direttamente sul Canal Grande, per giunta rivisitato in chiave moderna dall’archistar Rem Koolhaas che ha adottato scelte un po’ ardite per la Serenissima. Ora, se è vero che nel Fondaco non ci sono più le vestigia artistiche del primo Cinquecento, come le opere di Giorgione e Tiziano, è anche vero che la cosa non è piaciuta ai Veneziani, che hanno fatto traballare pericolosamente la giunta del Sindaco Giorgio Orsoni, ancora in carica.

Dopo poco sono arrivate le notizie di un interesse di Gruppo Rinascente, seguite a ruota da altri nomi di spicco: Marks&Spencer, Harrods, Macy's e Bloomingdale's. Ma questa pare la volta buona, visto che ci sarebbe addirittura una data di inaugurazione, ossia Natale 2014.

Non è tutto. A Milano si gioca a pari o dispari per decidere se sarà LVMH, reduce dagli acquisti di Cova e di Loro Piana, o saranno gli svizzeri di Swatch ad aggiudicarsi la pregiata location di 300 mq in Via Montenapoleone 9, occupata dal 1929 da Coltelleria Lorenzi, antico marchio di casalinghi e coltelli di altissimo livello, di posateria in genere, di articoli per fumatori, ma anche di profumeria e cosmesi fine. Il fatto è che la famiglia Lorenzi non riuscirebbe più a sopportare i costi dei 12 addetti alla vendita e più di 3 milioni annui di affitto.

Nel frattempo i cinesi di Dragon Crowd Enteprise di Hong Kong mettono a segno, proprio oggi, il primo passo della rinascita del marchio Gusella, con una manovra che gruppo Coin non ha voluto o saputo compiere. Due anni fa, correva il settembre 2011, Gusella, marchio di eccellenza nelle calzature infantili dal 1932, forte di 12 negozi, di cui 4 a Milano, è finito in fallimento. Coin ha stipulato un contratto di affitto di ramo di azienda della durata di 6 mesi (rinnovabile alla scadenza) per 10 punti di vendita. Ma evidentemente l’affare non si è rivelato troppo vantaggioso. E infatti gli orientali, non si sa quando, ma probabilmente nel 2012, si sono comprati questo assett formidabile. E così in questo giovedì di pioggia milanese Gusella apre la prima nuova boutique del suo new deal, in Corso Garibaldi 50, candidandosi a lanciare la sfida sul mercato internazionale. E quelli di Dragon sanno quello che fanno, avendo costruito nella Repubblica Popolare un rete di 700 negozi di intimo a marchio Schiesser.

 

I tempi cambiano, i proprietari pure…i marchi, si spera, restano.