L'azzeramento dell'inflazione è da ascrivere in larga misura al netto accentuarsi del calo tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-7,9%, da -3,1% di novembre), dovuto all'ulteriore marcata diminuzione dei prezzi dei carburanti.

Rispetto a dicembre 2013, i prezzi dei beni diminuiscono, in Italia, dello 0,8% (una flessione doppia rispetto a quella rilevata a novembre) mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera (+1,0%, da +0,9% del mese precedente).

Gli indicie dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,1% in termini congiunturali e fanno registrare una flessione tendenziale dello 0,2% (dal +0,4% di novembre). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% su base mensile e dello 0,5% su base annua (era +0,2% a novembre). Secondo le stime preliminari, il tasso di inflazione medio annuo per il 2014 è pari a +0,2%, in rallentamento di un punto percentuale rispetto al 2013 (+1,2%).

Disoccupazione: è sempre l’Istituto centrale a segnalare, per novembre, il record negativo del 13,4% (+0,2% su ottobre) che tocca addirittura il 43,9% (+0,6) nella fascia 15-24 anni.

Il blocco, legato al crollo dei prezzi petroliferi, contrassegna ancora più fortemente tutta l’area Euro, con particolari accentuazioni in Spagna. Secondo le stime di Eurostat, infatti, l’indice inflativo 2014 dei 19 Paesi è persino peggiore di quello italiano, facendo registrare un -0,2%.

Numerosissimi i commenti, fra i quali si distingue, per lucidità, quello di Confesercenti: “Il mix di deflazione e stagnazione non è un male passeggero, ma una malattia che rischia di mettere k.o. l’Europa e l’Italia per molto tempo. Dai governi dell’Eurozona servono fatti, non parole, per evitare che il malessere si cronicizzi: il rischio, molto concreto, è che la Ue sprofondi in una fase di avvitamento economico da deflazione simile a quella vissuta, per molti anni, dal Giappone. Per non finire in un vicolo cieco dobbiamo cambiare subito rotta, aggredendo in primo luogo il nodo del fisco. In particolare, l’Italia deve agire subito: abbiamo meno di un anno di tempo per tagliare la spesa ed evitare che scatti la clausola di salvaguardia prevista dalla legge di stabilità. In queste condizioni, infatti, il maxi-aumento Iva preventivato a partire dal 2016 sarebbe un colpo durissimo per la nostra economia”.