Smartphone, tablet, mobile, cloud computing. La tecnologia si evolve e lascia scoperto il fianco alla gestione dei dati personali sensibili, al loro utilizzo non autorizzato da parte dei diretti interessati. Questo almeno è quanto ha dichiarato ieri nel suo intervento alla relazione annuale il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti. Il problema effettivamente c’è e si pone. La legge 196 del 2003 sulla privacy, indipendentemente dalle aberrazioni e forzature al limite del grottesco che in qualche caso ha prodotto, aveva in sé dei principi giusti e condivisibili. Ma comincia a sentire il peso dei suoi anni, incrinata dal rapido sviluppo delle tecnologie di comunicazione mobile. Pizzetti è ricorso alla similitudine della favola di Pollicino per indicare cittadini che sono sempre più facilmente e dettagliatamente individuabili e identificabili nei loro spostamenti, nelle loro abitudini, nei loro dati personali. Su questo non c’è dubbio. Si potrebbe dire: una vera manna soprattutto per chi, nell’ambito dei servizi di marketing, si occupa di raccogliere, analizzare e interpretare i dati dei consumatori. Indubbiamente un freno e una regolamentazione ci vuole. Ma non si può nemmeno far finta di nulla e non stare al passo con la tecnologia. Il flusso di comunicazioni e informazioni sarà sempre più ampio, diffuso e disponibile. Temiamo che per il Garante della privacy si prefigurino anni di intenso lavoro.