Venti di guerra in casa Caprotti, uno scenario già visto molte volte, quando il fondatore di Esselunga era ancora in vita. Solo che ora, secondo quanto riporta ‘Il Messaggero’ sulla base di fonti bancarie confidenziali, a darsi battaglia sono i due rami familiari e non il padre e i figli maggiori.

Da un lato la seconda moglie, Giuliana Albera e la figlia minore, Marina, che sono uscite dal testamento con il 70% della holding di controllo, Supermarkets Italiani, e, dall’altro, i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta.

Le prime vorrebbero stabilizzare l’azienda e salire al 100%: infatti l’armonia che si è respirata negli ultimi opening sarebbe solo apparenza e, anzi, vigerebbe, in Esselunga, una sorta di pericolossissima guerra civile.

Le due eredi avrebbero dunque affidato al gruppo finanziario americano Citi un mandato che punta a rilevare, il restante 30% per un prezzo di 1 miliardo e mezzo di euro (ma la somma, secondo valutazioni contabili è decisamente superiore).

In ogni caso i soldi necessari sarebbero anticipati dalla stessa Citi, che starebbe aggregando un pool di investitori bancari intorno all’operazione.

Giuseppe e Violetta, dal canto loro, avrebbero già in mano una severa contromisura, che prevede l’impugnazione del testamento del padre attraverso una drastica azione legale.

A questo punto ad avere avuto sempre ragione sarebbe proprio lo scomparso Bernardo Caprotti, che, nei suoi ultimi mesi di vita aveva delineato, come sola via di uscita, la vendita dell’intero gruppo a un distributore estero. Come è noto le preferenze dell’imprenditore ricadevano sull’olandese Ahold.