Decisamente la stagione dei saldi è andata male. Anche se le stime non possono essere, per ora, che provvisorie, si parla di 150 euro di spesa media rispetto alle prime previsioni di circa 200 euro, che pure già davano un risultato del -3% sulla stagione 2011. La flessione sarebbe stata però, secondo alcune fonti, molto più profonda, addirittura nell'ordine del 20%.

Dunque la boccata di ossigeno che i negozi si aspettavano, per saldare i fornitori e chiudere un po' meglio i conti, non è arrivata.

Un'interessante inchiesta pubblicata oggi dal "Sole 24 Ore" lancia l'allarme sul tasso di mortalità del dettaglio tradizionale e sulla sua scarsità di risorse finanziarie.

Secondo i dati Confcommercio nei primi 9 mesi dello scorso anno avrebbero chiuso i battenti 46.531 attività, con altrettante perdite sul fronte dei posti di lavoro. Parliamo di piccole imprese familiari, imprese che fra l'altro sono pressate da una restrizione dei crediti.

Nel periodo giugno-settembre le pmi distributive hanno vissuto un taglio delle somme erogate dagli istituti bancari e il 35% circa di esse si è visto negare qualsiasi richiesta di finanziamento, un fenomeno particolarmente acuto in due aree di Italia: Nord-Est e Meridione.

Rispetto ai dati Confcommercio una smentita viene da Abi e Bankitalia, secondo le quali l'erogato al commercio sarebbe anzi cresciuto del 7% circa, per sfiorare un totale di 10 miliardi, miliardi che però non sarebbero stati destinati a nuovi investimenti ma, più che altro, a ristrutturazioni del debito.

A parte la discordanza delle due fonti si dimostra una cosa: le pmi distributive soffrono sempre di più e, quando fanno domanda di credito non pensano allo sviluppo dell'impresa, ma soltanto a sanare il proprio squilibrio.