Ritorna, anche in Francia, Leader Price, l’insegna discount sbarcata in Italia a maggio 2018. Dopo avere ceduto, per liberarsi dai debiti, ben 545 punti vendita ad Aldi Nord, più due negozi Casino e tre Cedi, a novembre 2020, per 717 milioni di euro, praticamente mettendo fine alla rete, il proprietario, lo stesso gruppo Casino, sta ora pensando al rilancio.

Lo riporta il quotidiano ‘Le Monde’, che aggiunge che il colosso francese, 30,5 miliardi di euro di fatturato consolidato e oltre 11.500 negozi, ha comunque conservato il marchio e circa 90 LP, specialmente nelle regioni del Nord-Ovest, come la Normandia e qualche altro insediamento estero, fondando anche, ad aprile 2021 il sito di vendita online Club Leader Price.

Oggi Casino, sotto i colpi del maglio inflazionistico, pensa di recuperare l'insegna, inaugurare nuovi Pdv e lanciare un nome nuovo che, senza troppa fantasia, sarà LP. Un pilota è già attivo a Normanville, comune del dipartimento dell’Eure, nella regione normanna. E, a detta di Casino, le prime prove sarebbero state talmente positive da portare a una strategia di riorganizzazione più ampia, modellata su un concetto di discount alla tedesca in salsa Edlp, con circa 3.500 referenze totali, dimensioni massime di 700 mq e niente promozioni.

Leader Price Italia, nata come joint venture tra Gruppo Crai (80%) e Geimex Casino (20%), dopo avere ceduto molti punti vendita, ed essersi fondamentalmente concentrata in Sardegna, ha in corso oggi un radicale ripensamento, come ha spiegato Giangiacomo Ibba, ad di Crai Secom, a Distribuzione Moderna: «Dopo una svalutazione della nostra partecipazione, stiamo lavorando su una razionalizzazione, su un progetto che comprende l’evoluzione del format che Casino ha in Francia: abbiamo deciso, cioè, di dedicare la struttura centrale non più alla gestione della rete, ma al lavoro sulla marca convenienza. Ora il progetto continua, in particolare sulla rete sarda, ma, penso, anche in altre aree: si punta su una prossimità di convenienza, che possa esprimere una profondità più forte, grazie a una razionalizzazione degli assortimenti governata da una marca con un posizionamento più basso. Questo è il percorso che abbiamo tracciato. Infine, abbiamo ceduto la quasi totalità della rete, perché i negozi non erano convertibili e non avevamo i soci per gestirli».

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