Senza dimenticare i sughi e i piatti pronti – lo slogan che gira in azienda è “dalla pasta al pasto” – Barilla rilancia sul proprio mercato più classico, ossia i 200 formati di rigatoni, spaghetti, farfalle, bucatini e chi più ne ha più ne metta.
 
La nuova campagna pubblicitaria, on air da domenica 27 gennaio, firmata da Young & Rubicam, comprende ben tre filmati ed esce quasi in contemporanea con il centenario della nascita di Pietro Barilla (16 aprile 1913). Il concetto di fondo è che la pasta porta benessere e felicità ed è un’indiscutibile occasione conviviale per riunire la famiglia, sia essa composta da una coppia (primo filmato), o da genitori e figli (secondo e terzo filmato). La spesa sostenuta dalla multinazionale è indubbiamente di tutto rilievo, visto che si parla dei tre quarti del budget destinato all’adv. I canali di diffusione vanno dalla tv, al web, senza dimenticare i social network, punta di diamante della comunicazione digitale.
In tutto questo c’è però un tassello mancante, un valore forte da passare al consumatore: la pasta, declinata in tutte le sue forme, e cucinata nei mille modi che solo gli italiani sanno inventare, è sinonimo di convenienza. Con un paio di euro mangia, e bene, un’intera famiglia: “Niente paura – spiega Giuseppe Morici, direttore marketing global – questo sarà il tema del quarto filmato. La carta migliore si gioca per ultima”.
 
Ma perché tornare sulla pasta, che in fondo ha margini bassi e una penetrazione del 100% sul mercato? “Perché – spiega il vicepresidente Paolo Barilla – questo è quello che facciamo da 130 anni, questa è la nostra passione, quello che vogliamo fare meglio. In fondo, credo, abbiamo reso un favore a tutto il comparto, richiamando l’attenzione sul pilastro dell’alimentazione italiana”. E i sughi e i piatti pronti, sui quali la casa di Parma sta investendo tanto? “Beh – spiega Morici – basterebbe già ricordare il maxi impianto di Rubbiano, destinato ai soli sughi (60.000 tonnellate a regime, 24 ricette e 120 addetti, ndr) per dimostrare che non ce ne stiamo disinteressando affatto”. Completa la risposta Paolo Barilla: “Il sugo ovviamente ci vuole anche in Italia. Diverso il discorso dei piatti pronti. Anche se le moderne tendenze alimentari spingono verso soluzioni ultra rapide in cucina, l’italiano è ancora legato al pacco di pasta classico. Ha una tale maestria nel prepararla, che forse il piatto pronto ancora non gli serve. Per ora dunque questa linea è veicolata sui mercati esteri. Ma staremo a vedere”.

E sui mercati esteri Barilla sta investendo parecchio, dalla Cina alla Russia all’America latina, con un focus sul Brasile. Ma il suo baluardo, il Paese dove la nostra multinazionale è regina, resta l’area Usa. Qui Barilla produce 2 milioni di tonnellate all’anno (3,3 in Italia) e qui si consuma talmente tanta pasta da farne la prima nazione mondiale in termini di acquisti: 2,7 milioni di tonnellate, dunque più dell’Italia (1,54) anche se il pro capite è ovviamente diverso essendo ben differente il numero degli abitanti. E proprio qui Barilla, come preannunciato tempo fa dallo stesso presidente Guido, lancerà anche una catena di ristoranti tutto pasta. “Si comincerà con un pilota e poi vedremo i risultati”. Dove e quando? Il portavoce ufficiale, Luca Virginio, butta lì il titolo di un film: “Autumn in New York”. Il vicepresidente lo guarda in tralice, ma non lo smentisce. Probabilmente è solo un gioco delle parti tra due vecchi amici: ma la data e il luogo sono scritti davanti alla platea dei giornalisti e degli addetti ai lavori.