Il cambiamento climatico colpisce duramente il pomodoro da industria.
A metterlo in evidenza i dati dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia - ente che raggruppa gli operatori della filiera - resi noti in occasione della visita dell’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli che martedì 27 agosto è stata ospite dell’azienda Rodolfi Mansueto di Parma.
«La campagna 2019 – dichiara Tiberio Rabboni, presidente dell’OI – sta procedendo con una settimana di ritardo rispetto al normale andamento delle stagioni passate. Ad aver inciso è stato soprattutto il maltempo di maggio con costanti piogge, sono caduti sino a 300 mm d’acqua in quel mese, e temperature ben al di sotto delle medie stagionali, si è scesi anche a minime di 6 gradi. Ne è conseguito un rallentamento del processo di maturazione del pomodoro. A questo si sono poi aggiunti i danni derivanti da grandinate, bombe d’acqua e forte vento che si sono alternati ad ondate di calore con picchi anche di 40 gradi. Tutte condizioni che hanno stressato le piantine in campo».
«Ad oggi – prosegue Rabboni - si è raccolto poco più di 1 milione di tonnellate di pomodoro, meno della metà del contrattato, quando di solito in questo periodo si è in genere già oltre la metà dei quantitativi richiesti dalle imprese. Le rese, sulle produzioni precoci e medio-precoci, sono risultate più basse degli altri anni: al di sotto dei 700 quintali per ettaro. Ora attendiamo di vedere le rese del pomodoro tardivo, in raccolta nelle prossime settimane, per capire se potrà esserci una ripresa».
L'OI ha intrapreso diverse attività finalizzate a minimizzare l'impatto del clima e a migliorare l'efficienza della filiera, tra cui uno stretto monitoraggio delle fitopatie in campo abbinato ad un intervento immediato laddove si riscontrino eventuali problematiche colturali.
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