La febbre dei prezzi nel carrello al 6,7%. I retailer: ridurre l’Iva sui beni di base
La febbre dei prezzi nel carrello al 6,7%. I retailer: ridurre l’Iva sui beni di base
- Information
di Emanuele Scarci
Colpo d’acceleratore dei prezzi nel carrello della spesa e famiglie italiane più povere.
Secondo le stime di Istat, i prezzi di alimentari e prodotti per la
cura della casa e della persona sono balzati dal +5,7% di aprile al +6,7% di
maggio. Un punto secco in un mese. E soprattutto una febbre dei prezzi che non
si vedeva da 36 anni.
A spingere i listini sono stati, come succede da molti mesi, l’energia che ha
trainato i beni alimentari lavorati e non lavorati. Peggio ha fatto l’indice
generale dei prezzi che a maggio è risultato del 6,9% su base annua. Nell’Eurozona
va anche peggio: il rimbalzo è stato dell’8,1%.
Disaggregando i singoli beni compresi nelle stime Istat, i prezzi di alimentari e
bevande sono saliti in un anno del 7,7%, quelli dei trasporti del 10,5% e, soprattutto,
abitazione, acqua, elettricità e combustili sono volati del 26,5%. Queste
ultime sono spese obbligate e indifferibili per le famiglie tanto che, alla fine, comprimono l’acquisto di altri beni. Senza dubbio determinano scelte orientate
alla convenienza, per esempio visitando di più i discount.
Secondo Nielsen, nei primi 5 mesi dell’anno le vendite nella distribuzione moderna
(iper+super+libero servizio+discount+drug) sono calate a valore dello 0,4% nonostante il doping dell’inflazione. Inevitabile l'effetto sui volumi acquistati: alla fine del 2022, dovrebbero calare del 2,5%.
Giù il potere d’acquisto
Per Lucio Poma,
capo economista di Nomisma, “continua a diminuire il potere d’acquisto delle
famiglie che diventano relativamente sempre più povere e, al contempo, si erode
sensibilmente anche il loro patrimonio, sempre più arduo preservarlo dall’inflazione”.
Carlo
Alberto Buttarelli, direttore dell’ufficio studi di Federdistribuzione, osserva che ”nonostante
questi aumenti l’inflazione all’acquisto per le nostre imprese è ancora
mediamente tra i 2 e il 3% superiore a quella scaricata al consumo. Le aziende si trovano in uno stato di forte pressione, a causa degli aumenti
energetici e dei listini, e non hanno più margini per sostenere questa
situazione”.
Poi
Buttarelli rinnova la richiesta dei distributori al Governo: “Ridurre l’Iva
sui prodotti di prima necessità, per evitare di accentuare una crisi dei
consumi delle famiglie già in atto ed evidenziata dai dati Istat (-0,9% nel
primo trimestre di quest’anno), crisi che potrebbe avere un effetto
significativo sulla crescita del Paese”.
Lo scorso
marzo con una pagina sui quotidiani, Francesco Pugliese, presidente di Gs1
Italy, chiese al Governo
l’azzeramento degli oneri sull’energia per tutto il 2022 e il taglio dell’Iva sui beni di largo consumo, fondamentali nel
carrello della spesa. Ma l’appello è rimasto lettera
morta.
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