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Il virus nei conti di Media World Ricavi e profitti in caduta

Il virus nei conti di Media World Ricavi e profitti in caduta
Il virus nei conti di Media World Ricavi e profitti in caduta

Il virus nei conti di Media World Ricavi e profitti in caduta

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Il virus manda in tilt Media World.

Il lockdown colpisce il retailer dell’elettronica di consumo e, nell’anno fiscale 2019/20 (terminato a settembre), il valore della produzione della catena tedesca è scivolato di 114 milioni a 2,24 miliardi, il Margine operativo lordo ha perso il 32% a 28,6 milioni e l’utile di bilancio si è assestato a 7,9 milioni contro 26,6 milioni, ma con il concorso di una provvidenziale variazione delle merci.

L’insegna Media World campeggia su 117 punti vendita in Italia e in 18 regioni. È leader nella vendita di prodotti elettronici, informatici ed elettrodomestici. Media World fa capo a Mediamarket che, a sua volta, è controllato dal gruppo tedesco Media Saturn Holding.

Nell’anno fiscale in questione il mercato dell’elettronica è cresciuto nel complesso dell’1,5% per l’effetto combinato del -5,3% dei negozi fisici chiusi per il lockdown in marzo e aprile e per il colpo d’acceleratore dell’e.commerce del +37,2% (dati Gfk).

Integrazione in corso

Media World ha continuato nel percorso di vendite multicanale con l’integrazione della catena fisica con l’online secondo il progetto OneChannel. Il prezzo da pagare però è stata l’erosione dei margini: infatti, a fronte di un calo del 4,8% dei ricavi, il Margine operativo lordo è crollato del 32%. E se non fosse intervenuta una variazione delle merci di +74,3 milioni (contro un +7,6 milioni dell’esercizio precedente) la perdita sarebbe stata inevitabile.

La società per compensare il calo delle vendite e l’erosione dei margini ha sforbiciato alcuni costi di produzione e tagliato 203 impiegati, 5 dirigenti e ridotto i costi del personale di 27 milioni, circa il 15%.

In dettaglio, nello stato patrimoniale di Mediamarket le rimanenze sono balzate dai 261 milioni del 2019 ai 338,8 milioni del 2020, con uno scarto appunto di 74,3 milioni. Mentre il capitale circolante è schizzato da 430 milioni a 561,7 milioni.

Troppa merce?

Perché sovraccaricare i magazzini nella fase pandemica? Si è trattato di un maquillage contabile? Nella relazione di bilancio si sostiene che “l’aumento delle rimanenze è prevalentemente spiegato dalle strategie aziendali finalizzate a disporre di stock nel primo trimestre del successivo anno fiscale”. E una nota inviata dalla società, riporta che “i positivi risultati dell’anno fiscale 2019-2020 sono stati ottenuti in un anno estremamente complesso a causa dell’emergenza sanitaria, grazie ad un costante adattamento al mutevole contesto ed all’implementazione di efficaci e tempestive misure a tutela della sostenibilità del business”.

“Nei mesi estivi - aggiunge la nota - abbiamo inoltre mutato la nostra strategia di acquisto al fine di disporre di una maggior disponibilità di stock in coerenza con i trend di mercato e per cogliere tutte le opportunità nella stagione di picco della domanda. I risultati di vendita del primo trimestre 2021 (ottobre-dicembre 2020) hanno confermato il successo del nostro approccio. Risulta pertanto totalmente errato, oltreché fuorviante, parlare di maquillage contabile”.




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