Cigierre, 50 aperture all'anno estero compreso
Cigierre, 50 aperture all'anno estero compreso
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Cigierre, regina delle food court e delle aree ristorative dei cinema multisala, fondata nel 1995 a Udine dall’imprenditore e amministratore delegato Marco Di Giusto, è il colosso della ristorazione nazionale.
La rete ha totalizzato, lo scorso anno, attraverso un bouquet di 5 insegne, più di 22 milioni di coperti, per un fatturato di 354 milioni di euro, in crescita del 18 per cento. In luglio il gruppo, che dal 2016, fa capo al fondo paneuropeo Bc Partners, si è distinto per un’operazione di potenziamento in terra francese, dove ha rilevato 9 ristoranti della catena El Rancho. Distribuzione Moderna ha fatto il punto con lo stesso Marco Di Giusto.
Quanti e quali sono i vostri negozi?
Cigierre controlla oltre 300 ristoranti direttamente o con la formula del franchising, suddivisi, come abbiamo detto, in 5 format: la punta di diamante è Old Wild West, la Burger&Steak House più grande d’Italia, creata da Cigierre nel 2002 e oggi famosissima e amata per le ambientazioni in stile western; America Graffiti, ispirato ai diner tipici dell’America degli anni Cinquanta; Wienerhaus, la catena di birrerie con cucina, in cui assaporare la famosa wienerschnitzel, o altre gustose specialità della tradizione mitteleuropea; Pizzikotto, la catena di pizzerie-lifferie (lifferia, dal reggiano liffo, vuol dire bontà e ghiottoneria, ndr.) e infine Shi’s, l’originale format ispirato alla cucina giapponese con un tocco latino.
All’estero siete oggi presenti in Francia, Belgio e Svizzera. Altre nazioni di vostro interesse?
Al momento siamo concentrati sullo sviluppo in Francia, dove recentemente abbiamo acquisito il controllo di 9 ristoranti della catena El Rancho che, progressivamente, verranno convertiti in Old Wild West e si aggiungono ai 4 ristoranti già aperti.
Per quale motivo, di solito, tendete a esportare solo l’insegna di punta, ovvero Old Wild West?
L’espansione massiva all’estero è per Cigierre un’attività recente, rispetto alla storia e all’identità dell’azienda. Old Wild West è il marchio più diffuso in Italia, nonché il primo nato, un marchio maturo per l’esportazione. La nostra decisione di concentrarci su questo brand fa parte di un progetto più ampio.
La vostra location preferita è nei centri commerciali. Secondo lei i punti vendita stand alone, che pure ci sono, dove devono collocarsi? Vie commerciali, high street?
Inizialmente i centri commerciali rappresentavano la location ideale per i nostri ristoranti, oggi però, grazie all’evoluzione dell’azienda in termini di marchi gestiti e al conseguente ampliamento dell’offerta gastronomica, collochiamo i nostri ristoranti anche lungo le strade ad alta percorrenza e nei centri urbani. I nostri marchi hanno un’identità tale da risultare collocabili e vincenti in molteplici contesti.
Soffermandoci sui centri commerciali, come vede l’evoluzione della food court? Si dice che sarà sempre di più la vera locomotiva degli shopping center…
È una previsione plausibile: il consumo di pasti fuori casa è in aumento, quindi per gli shopping center la cura e la varietà dell’offerta legata ai punti ristoro diventa un fattore differenziante, che può aumentare il traffico all’interno del centro commerciale stesso.
In questi anni la riscoperta del pasto fuori casa è stata significativa da parte degli italiani. Per il vostro gruppo questa tendenza ha inciso o non è stata particolarmente rilevante?
La nostra proposta commerciale si caratterizza per la qualità e la varietà dei prodotti, offerti a prezzi sempre sostenibili. Questo è perfettamente in linea con le attuali esigenze dei consumatori che, a maggior ragione, in un momento di crescita dei pasti consumati fuori casa, si dimostrano attenti al rapporto prezzo-qualità. Ecco quindi che questa tendenza ha confermato il posizionamento e le scelte strategiche dell’azienda. Significativo è anche l’incremento delle richieste del servizio di consegna a domicilio e di cucina per asporto, un dato che manifesta la crescente volontà di consumare il proprio pasto dove si preferisce. Cigierre asseconda questo trend con servizi ad hoc.
Quali sono i piani di sviluppo per il 2018-2019?
Proseguiremo mantenendo le linee guida già avviate, con l’obiettivo di aprire 50 nuovi ristoranti l’anno.
In questo piano quanto sarà importante il franchising? Molti gruppi tendono a ridurlo a favore dei negozi di proprietà…
Il franchising è profittevole per l’azienda così come per gli imprenditori che decidono di affidarsi a questa tipologia di business. In futuro continueremo lo sviluppo dei nostri punti vendita di proprietà, ma anche con la formula del franchising, differenziando questa scelta a seconda dei brand.
La vostra crescita si è svolta anche per acquisizioni, come nel caso di America Graffiti. Intendete continuare anche su questa strada?
La crescita fa parte del Dna dell’azienda, perciò ogni attività di sviluppo per noi è interessante, che si tratti di un’acquisizione, dell’ideazione di un nuovo format, o di altro.
Qual è il vostro elemento differenziante rispetto, per esempio, ai competitor americani, come McDonalds, o Kfc? Alcune recensioni vi accusano di essere un po’ troppo cari…
È opportuno fare una distinzione tra fast food, e casual dining. Nel primo caso, la permanenza del cliente nel punto vendita è limitata, il consumo del cibo è molto veloce e il servizio al tavolo non è previsto, tutte condizioni che implicano un posizionamento in una fascia di prezzo più bassa. Il casual dining, invece, in cui si collocano i ristoranti Cigierre, prevede la presenza costante degli addetti alla sala per le ordinazioni, la consegna delle pietanze e per la soddisfazione delle diverse richieste del cliente. In questo caso la permanenza nel punto vendita è maggiore. Vero è che nei nostri ristoranti il servizio è snello, si tratta di una caratteristica che abbiamo sviluppato all’inizio della nostra attività, quando i nostri punti vendita si trovavano principalmente nei centri commerciali e all’interno dei cinema multisala, una condizione in cui il consumo del pasto è secondario rispetto all’obiettivo principale, ovvero lo shopping o la visione di un film, e per questo è importante che il servizio sia veloce. La ristorazione servita contempla diverse fasce di prezzo e i nostri ristoranti sono considerati quelli in cui il rapporto qualità-prezzo è tra i più competitivi.
Cosa ne pensa della proposta, da parte di supermercati e iper di nuova generazione, di una zona di ristorazione? La Gdo può fare paura?
Si tratta di un’offerta commerciale differente perciò non riteniamo che possa rappresentare una minaccia per noi.
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