Il packaging è sempre importante nel largo consumo. Come ci avete lavorato di recente?
A fondo, visto che concentriamo i nostri investimenti proprio sul punto di vendita. Abbiamo deciso di rinnovare il pack della linea di frutta morbida. I nuovi barattoli consentono un miglior trattamento delle informazioni nutrizionali, ora più chiare e precise e impresse anche sul tappo.
Avete agito pure sul naming dei prodotti?
Sì, è infatti cambiato e tutta la gamma morbida è contrassegnata dal termine "Viva", in precedenza utilizzato solo per le prugne, scelta questa che ci ha consentito di catturare l'attenzione tramite il naming Viva la Prugna, di grande successo e empatia. Una ricerca qualitativa sui consumatori ha dimostrato il forte apprezzamento nei confronti del nuovo naming che "vivacizza" i frutti. Dal restyling emerge una confezione più chiara e immediata, con maggior personalità.
Come avete trattato forme e materiali?
I nuovi barattoli sono più facilmente posizionabili in casa e sullo scaffale del punto vendita. Gli specialisti hanno ridotto l'impiego della plastica offrendo un'altra valenza positiva per il consumatore, un'attenzione alla sostenibilità ambientale "concreta" che non è l'unica iniziativa di Noberasco in questo senso.
A che altro si riferisce?
Abbiamo aderito al progetto Beghelli "Un Mondo di Luce a costo zero" sostituendo l'impianto d'illuminazione convenzionale del nostro stabilimento di produzione di Vado Ligure con 1.100 lampade di ultima generazione dotate di un sistema autoregolante sensibile alla luce solare che penetra dai lucernai.
Come sta andando il mercato? Si riesce a escogitare nuove forme di consumo?
Il mercato frutta secca è in ascesa, ma le performance migliori le hanno i prodotti biologici e la frutta morbida. La linea Biologica Noberasco è cresciuta del 30% nel 2010 in un mercato totale che registra variazioni positive del 4%.Dato comunque molto performante , nell'attuale scenario di stagnazione dei consumi.
Genuinità e gusto possono convivere con la tecnologia?
Sì, e per quanto ci riguarda è già così. Noberasco è stata l'azienda del settore che ha intuito tra le prime aziende del settore a intuire le potenzialità del segmento avviando nel 2000 il suo progetto biologico. Il sito produttivo e logistico di Vado Ligure vanta un primato: è il primo e unico stabilimento al mondo in grado di produrre e confezionare frutta essiccata morbida senza conservanti. Il sistema innovativo di pastorizzazione mantiene inalterate le proprietà organolettiche del frutto, la morbidezza e la stessa shelf life del prodotto con conservanti.
Com'è strutturato il comparto italiano dal punto di vista dell'offerta?
In una maniera molto polverizzata che sembra favorire lo sviluppo della marca del distributore. Ritengo tuttavia che sia l'innovazione la prospettiva migliore per creare valore, aumentare la penetrazione in famiglia e limitare il gap di consumo procapite che ancora differenzia l'Italia dal resto d'Europa.
Quanto contano le private label nella frutta secca?
Circa il 30% del valore del mercato, fortemente cresciute negli ultimi due anni.
Come giudica il fenomeno?
Penso si tratti di un'opportunità di collaborazione tra industria e distribuzione. Tuttavia la marca, se vuole mantenere le sue posizioni, deve percorrere come dicevo la strada dell'innovazione differenziandosi, alla stregua di quanto avviene in tutti i mercati, ed è questo il giornaliero impegno in Noberasco.