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Strategy day Campari: più fatturato e meno investimenti. 30 brand nella lista delle cessioni

Strategy day Campari: più fatturato e meno investimenti. 30 brand nella lista delle cessioni

Strategy day Campari: più fatturato e meno investimenti. 30 brand nella lista delle cessioni

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Emanuele Scarci

Sostenere la crescita dei ricavi con investimenti mirati sui 5 principali brand, tagliare gli investimenti al 4-5% dei ricavi rispetto alla media del 10% (1,1 miliardi di euro) del quadriennio 2021/24 e ridurre il rapporto debito/Ebitda sotto 2,5 volte da 2,9 dello scorso settembre. Queste le linee guida di Campari Group emerse dallo Strategy day della multinazionale degli spirit.

Cinque marchi globali

Il vertice punta a una performance superiore rispetto al mercato grazie a “brand forti in categorie in crescita”, e si aspetta un “graduale ritorno, nel medio termine, a un percorso di sviluppo organico delle vendite nella fascia medio-alta”. Dopo la cessione di Cinzano e Tannico, altri brand non core sarebbero nella lista delle cessioni. Secondo diverse dichiarazioni rilasciate dal ceo Simon Hunt, i marchi potenzialmente cedibili sarebbero una trentina (pari al 9% dei ricavi) su 97 in portafoglio. Ci sono alcune trattavive per qualcuno, ma la conclusione al prezzo giusto non è garantito.
I brand cedibili ha detto Hunt "non sono più strategici, non sono scalabili e diluiscono i margini complessivi.
Negli ultimi anni Campari ha disperso le forze ma ora dobbiamo fare chiarezza su dove allochiamo il capitale. Dobbiamo concentrare le risorse sui cinque marchi globali (Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier e Wild Turkey) che hanno più potenziale".
Secondo il top manager "le dismissioni semplificano l’organizzazione e generano cassa per riportare la leva sotto 2,5 volte. A fine settembre eravamo a 2,9. Ridurre il debito è una priorità".
Oltre alle cessioni Hunt intende tagliare le spese amministrative e generali: 200 punti base entro la fine del 2027 grazie a un rigoroso controllo sull'organizzazione e sulla gestione dei fornitori.

La risalita

La nuova strategia di Campari Group non parte da zero essendo stata avviata con l’arrivo di Hunt (10 mesi fa). Nei primi 9 mesi dell'anno infatti i ricavi sono stati di 2,281 miliardi di euro, +1,5% (nonostante un effetto cambio del -2,4%) e l’Ebitda rettificato di 629 milioni (+6,4%): è salito dal 24,6% al 25,7% del fatturato.
L'utile del gruppo prima delle imposte è stato di 399 milioni (-5,7%). Le spese di pubblicità e promozioni di Campari Group sono cresciute dell’8% a circa 395 milioni. La stima dell’impatto dei dazi americani è di 37 milioni su base annua.

Choc a Piazza Affari

Le quotazioni in Borsa di Campari Group (dimezzate rispetto a due anni fa) sono influenzate oltre che dalle prospettive non brillanti dei consumi di spirit anche dall’incidente di qualche giorno fa: la guardia di finanza di Milano ha sequestrato azioni Campari per un valore di circa 1,3 miliardi detenute da Lagfin, la holding di diritto lussemburghese con cui la famiglia Garavoglia controlla il gruppo Campari. Il reato contestato è di "dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici" e per "responsabilità amministrativa delle persone giuridiche".

Il presidente Luca Garavoglia però ha subito precisato che nessuna delle società del gruppo è oggetto di indagine da parte delle autorità e che quindi non è previsto alcun impatto per la società quotata.

Secondo alcuni analisti però eventuali risvolti negativi per il titolo quotato potrebbero arrivare dall'ipotesi che Lagfin decida di collocare sul mercato titoli Campari per far fronte al pagamento della sanzione.

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