Oggi più che mai il commercio ha bisogno di validi e progrediti strumenti finanziari per crescere: lo ha sottolineato Confimprese durante l’incontro milanese ‘Finanza & retail, nuovi canali e nuovi strumenti per l’attrazione di finanziamenti e investimenti’.

La strada da percorrere è quella dell’ingresso nel capitale di fondi di private equity e dell’entrata in Borsa, ancora agli albori nel mondo distributivo.

Le imprese operanti sul listino, spiega Confimprese, al momento sono ancora poche - Unieuro, Autogrill, Eprice, Amplifon, Geox, Stefanel, Bialetti, Oviesse -, ma questi casi testimoniano che, anche nel retail, qualcosa si sta muovendo e che la quotazione può essere un passo decisivo per raccogliere le risorse necessarie per rinnovarsi e contrastare l’avanzata dell’online.

La disponibilità di capitali è diventata una priorità. Nel 2018 le vendite sulla rete sono cresciute del 16% sul 2017, con un fatturato di 27,4 miliardi di euro, di cui 3,9 spesi dai consumatori stranieri che acquistano il made in Italy sui portali Internet.

Il carrello digitale sfiora oggi il 6,5% sul totale della spesa degli italiani, mentre il food delivery ha una penetrazione del 7%, stimata al 30% nel prossimo biennio, con una quota di mercato del 3,3% nel mondo della ristorazione.

Ciò nonostante al pubblico continua a piacere il negozio fisico: le ultime rilevazioni Confimprese segnalano che, nella moda, il 49% degli acquirenti è ancora attratto dall’esperienza in negozio.

“Molti analisti e investitori – commenta Mario Resca, presidente di Confimprese – considerano i big dell’online come formidabili motori di utili e fatturati, destinati a soppiantare le forme di vendita tradizionali, tanto da pensare all’online e al delivery come un iceberg contro cui il retail rischia di urtare pericolosamente. Per evitare l’impatto è necessario adottare nuovi modelli organizzativi e risorse. Lo stanno già facendo alcuni grandi operatori, che, vedendo nella telematica una minaccia, ma anche un’opportunità, hanno dato il via a strategie dedicate solo a questo canale».

Tra i maggiori e più evidenti benefici dello sbarco in Borsa, conclude Resca, c’è la possibilità di raccogliere risorse fresche, emettendo nuove azioni. “E’ uno strumento, quello dell’aumento di capitale riservato al mercato, che ben figura tra le modalità di finanziamento alternative al classico canale bancario. Spesso le aziende non emettono nuovi titoli e sostengono la crescita attraverso la capacità di generare cassa, ma lo status di quotate fornisce la credibilità per accedere in ogni momento al mercato”.