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Spreco alimentare: Italia oltre la media dell'Unione europea

Spreco alimentare: Italia ancora sopra la media dell'Unione europea
Crediti: di Foerster, Via Wikimedia Commons

Spreco alimentare: Italia oltre la media dell'Unione europea

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Luca Salomone

Uno stiracchiatissimo benino: dal 2015 a oggi, nella nostra Penisola, lo sperpero settimanale è sceso di appena 95 g, ovvero da 650 a 555,8 grammi.

Abbassare l’asticella

Come premio di consolazione va detto che, specie fra le nuove generazioni, aumenta la consapevolezza del legame fra spreco e ambiente, ma è lontano il traguardo, di 369,7 grammi ogni 7 giorni fissato dall’Agenda 2030, che prevede il dimezzamento.

È una situazione che stupisce, anche perché sono trascorsi 9 anni dall’emanazione della prima norma italiana antispreco, la Legge Gadda (legge n.166/2016), dal nome dalla promotrice, la deputata Maria Chiara Gadda (Italia Viva).

Da osservare pure che, a livello mondiale, i dati Fao continuano a indicare un’asticella ancora troppo alta, con oltre 1,5 miliardi di tonnellate di cibo sperperate ogni anno sul pianeta, pari a un terzo di quanto prodotto.

Lo confermano i dati del nuovo Rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International che, in vista del 29 settembre 2025 (sesta Giornata Internazionale della Consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari istituita dalle Nazioni Unite) ha monitorato il comportamento degli italiani nel mese di agosto 2025, mediante un’indagine svolta da Ipsos con metodo Cawi, su un campione di 1.000 casi rappresentativi della popolazione generale. La ricerca, per completezza, è stata promossa dalla campagna pubblica Spreco Zero con l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari.

Chi sono i più coscienziosi

Come detto vale 555,8 grammi lo spreco settimanale medio del nostro Paese, un dato che, se riferito a un anno prima - agosto 2024 - era di 683 grammi, e che si abbassa in modo significativo soprattutto nell’area centrale del Paese, diventata la più virtuosa con “soli” 490,6 grammi, mentre a nord si gettano 515,2 grammi di beni alimentari nei sette giorni.

Le più coscienziose sono le famiglie con figli, le quali abbassano la soglia di spreco del 17% rispetto a quelle senza prole (+14 per cento). Inoltre, si portano meglio i grandi comuni (-9%) di quelli medi (+16%).

Nella hit dei cibi buttati svettano, nell’ordine, quelli di conservazione più difficile: la frutta fresca (22,9 g), la verdura fresca (21,5 g) e il pane (19,5 g). Seguono l’insalata (18,4 g) e poi cipolle e tuberi (16,9 g).

Spiega il direttore scientifico di Waste Watcher, l’agro economista Andrea Segrè, fondatore di Spreco Zero: «Le pressioni economiche, in particolare l’inflazione che ha colpito fortemente i generi alimentari (+3,7%), possono aver suggerito ai nuclei familiari acquisti più ponderati e una maggiore attenzione alla prevenzione». Da qui una riduzione, che è un passo concreto, anche se troppo lento, verso un abbattimento del 50 per cento.

SPRECO ALIMENTARE ITALIA MEDIA 3

Un terzo in pattumiera

Tornando a livello mondiale si osserva, come detto, che vengono gettate, ogni anno, 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, 1/3 della produzione food globale.

Di questo 33%, il 19% si “disperde” nelle fasi di vendita al dettaglio, di somministrazione e di uso in famiglia, mentre il 13–14% durante la produzione e raccolta.

E mentre avviene tutto ciò la fame persiste: 673 milioni di persone soffrono e queste persone sono pari all’8,2% della popolazione mondiale (per continente la geografia della fame comprende, per un 20,2%, l’Africa e per un altro 6,7% l’Asia).

In aggiunta: 2,3 miliardi di esseri umani vivono in condizioni di insicurezza alimentare, senza accesso garantito a una dieta sufficiente e nutriente.

Lo spreco e le perdite alimentari non sono solo un problema etico e sociale, osserva Waste Watcher, ma hanno un impatto devastante sull’ambiente. Lo sperpero, infatti, è responsabile di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra, ovvero 5 volte quelle generate dal settore dell’aviazione.

E ancora: il 28% dei terreni agricoli, pari a 1,4 miliardi di ettari, viene utilizzato per produrre cibo che non sarà mai mangiato. È una superficie pari a quattro volte l’intera Unione Europea.

Un quarto dell’acqua dolce utilizzata in agricoltura va persa nella produzione di alimenti che finiranno nella spazzatura: parliamo di circa 250 km cubi, l’equivalente del fabbisogno idrico annuo dell’intera popolazione mondiale.

In tutto questo l’Italia resta, purtroppo, sopra la media europea dello sperpero: le rilevazioni Waste Watcher, che attestano uno spreco settimanale medio pro capite di 555,8 grammi per il nostro Paese, constatano anche il migliore andamento, o comportamento, della Germania (512,9 g settimanali), della Francia, 459,9, della Spagna, 446,5 e dei Paesi Bassi, 469,5 grammi.

E intanto 33 milioni di cittadini europei, di cui 4,9 nostri connazionali, versano in situazione di insicurezza alimentare.

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