Fuori casa: il vero outsider è la grande distribuzione
Fuori casa: il vero outsider è la grande distribuzione
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Esistono ancora i confini fra ristorazione e dettaglio alimentare? Secondo un nuovo studio di Circana sì, ma la distinzione si fa sempre più labile. Il perché lo spiega Edurne Uranga, vicepresidente Foodservice Europe Circana: «I consumatori non sono più legati alle categorie tradizionali».
«Essi prendono decisioni basate sull’accessibilità, sul valore e sull’esperienza, a prescindere dal fatto che la proposta di cibo e bevande provenga da un ristorante a servizio veloce o dal banco di un supermercato».
I francesi al primo posto
Così l'integrazione si sta muovendo rapidamente, con iper e super che offrono, sempre di più, servizi di consumazione sul posto. Inoltre, sono frequenti le collaborazioni fra alcuni marchi di catene ristorative e insegne del commercio al dettaglio. Altre innovazioni includono distributori automatici di prodotti da forno, bar con piatti pronti e intere linee di cibi caldi.
Tanto per rimanere in Italia va detto che molti operatori della Gdo sviluppano proprie insegne che operano accanto, o all’interno dei maggiori punti vendita: Esselunga con Bar Atlantic, Il Gigante con A Modo Mio e Pollo Campero, Tigros con Buongusto, Iperal con Risto Self e Bar Bistrò… E questo per non parlare di gruppo Finiper-Canova, che ha sviluppato, fra l'altro, la catena di pizzerie Rom'antica, che ha veri ristoranti in moltissimi ipermercati e che, ultimamente ha acquisito Giannasi, icona milanese del pollo.
Una bella opportunità, visto che, secondo la ricerca, gli europei hanno speso 888 miliardi di euro per consumi alimentari, in casa e fuori casa. E, nel giro di quattro anni, le visite nella ristorazione sono aumentate da 35,2 miliardi di clienti a 51,5 miliardi annui.
La Francia è il Paese più importante con il 7% degli esborsi relativi al food service presso il canale retail e una crescita del 17,5 per cento. Ma il tasso più elevato si registra in Spagna con un +21 per cento e una quota che, però, è del 4,2 per cento. In Gran Bretagna lo share è invece del 6,6%, mentre la Germania è al 5,8% e l'Italia al 3,5 per cento.
E ancora: si calcola che su quegli 888 miliardi di euro, il 37% sia stato speso, in ristoranti e super, per prodotti di consumo immediato, come piatti pronti, panini, insalate, cibi caldi e bevande.
L’analisi Circana mostra come i pasti pronti acquistati presso il retail, un tempo considerati secondari, siano oggi temibili per i ristoratori classici. “Questo accade – si legge - soprattutto dal post-pandemia in poi, cioè da quando la prossimità e l’accesso veloce al cibo sono divenuti fattori chiave, alla base del comportamento dei consumatori. La ristorazione commerciale ha visto la propria quota di mercato scendere dal 79% del 2021 al 77% alla fine di giugno 2024, mentre i canali non specializzati, come la moderna distribuzione, sono passati, in due anni e mezzo, dal 21% al 23 per cento”.
Battaglie al fast food
Aggiunge Edurne Uranga: «I ristoranti quick service, come McDonald's, Burger King, Subway e O'Tacos, sono in una feroce competizione non solo tra loro, ma anche con gli esponenti della Dmo, veri giganti che stanno diventando rivali formidabili, offrendo pasti convenienti che sfidano la ristorazione veloce tradizionale. È una battaglia per conquistare il palato del consumatore, dove entrambi i settori si contendono l'attenzione dei clienti in cerca di valore, accessibilità e varietà».
Per giunta si nota un cambio di rotta dell'inflazione. Negli ultimi due anni, la Gdo ha registrato incrementi di prezzo significativamente più alti della ristorazione, ma questa tendenza, afferma Circana, si è ora invertita.
Allo sfumare delle distinzioni, bar e ristoranti hanno risposto puntando al consumo domestico, un mercato tradizionalmente dominato dal retail. Per raggiungere tale obiettivo essi stanno diversificando la propria offerta, che ormai comprende l’home delivery, l’asporto, il servizio drive, opzioni le quali rappresentano ora il 43% della spesa totale nel food service, quota in aumento di 6 punti rispetto ai livelli ante Covid.
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