Il futuro dei giovani: previsioni al 2020

Il futuro dei giovani: previsioni al 2020
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Dicono che in Italia si smette di lavorare troppo presto", racconta un giovane.
E l'amico: "È vero. Prima ancora di cominciare...". L'Italia, con 45 anni di vita media, è un paese molto vecchio. Da 30 anni il suo Pil rallenta e da 10 è fermo. Ai giovani offre in eredità un debito pubblico enorme e poche prospettive: pur essendo pochi, data la bassa natalità, i nostri ragazzi hanno un'alta disoccupazione, sono precari se lavorano e stanno anche peggio se sono femmine e sono nati nel Mezzogiorno.
L'Italia, con meno laureati di altri, ha il numero più elevato di laureati disoccupati d'Europa ma non solo, ha altri primati negativi: produce beni e servizi a bassa innovazione e di scarsa qualità, è debole nei servizi che altrove assorbono ben 2/3 dell'occupazione e 3/4 dei laureati, ha un alto indice di diseguaglianza con il 10% della popolazione padrona del 45% della ricchezza e infine un'evasione fiscale ed una corruzione tra le più alte al mondo.
Le radici di paese vitale e creativo fanno sperare che si ritrovi la strada di politiche industriali pro innovazione che rimettano il lavoro al centro, portino istruzione e meriti a contare di più e più giovani ad emergere. E soprattutto che si riducano le diseguaglianze. In questa crisi si è scoperto che i paesi a minor diseguaglianza sono anche i più ricchi: Germania e Francia, Olanda e Danimarca, Austria e Svezia, tra gli altri.
La tesi di Nicola Cacace nel suo volume “Equità e sviluppo. Il futuro dei giovani. Previsioni al 2020”, edito da Franco Angeli, è che il futuro è nelle mani dei giovani, a patto che essi affrontino i cambiamenti con creatività, istruzione e formazione continua, impegno anche collettivo, per una società dove il mercato sia motore di sviluppo, ma non padrone, e lo Stato sia garante dei valori universali di solidarietà.
Equità e sviluppo. Il futuro dei giovani. Previsioni al 2020
Franco Angeli Editore
Nicola Cacace
pp 160
euro 19